“Dialogo sì, ma precisiamo”

Krzysztof Zanussi torna a Trento per i 20 anni di un Festival di cui è stato anche pioniere. Secondo lei, il cinema del dialogo inter-religioso ha ancora qualcosa da dire?

Sicuramente. Il dialogo è sempre necessario, però dobbiamo ben precisare che cosa significa “dialogo”, se è uno scambio solo di idee, o se facciamo delle concessioni, e noi prendiamo qualcosa dall'avversario e l'avversario ammette qualcosa che noi diciamo. Oggi, credo che dobbiamo essere molto cauti con la parola dialogo, ha molti, troppi significati.

E oggi, rispetto a 20 anni fa, che cosa è cambiato e quale può essere il ruolo diverso, se è diverso, del cinema?

Io credo che il cinema arrivi con altri modi di distribuzione – adesso internet è il nostro canale principale – questo è cambiato molto, ma i contenuti sono sempre gli stessi. E se servono alla crescita dello spettatore, sono utili, se invece confermano le banalità, sono nocivi.

Il merito principale che possiamo riconoscere ad un festival come Religion Today quale può essere?

Che in questi ultimi 20 anni è diventato un modo parallelo di distribuzione: il festival fa un grande regalo al suo pubblico, perché porta film che normalmente sono introvabili. Vedo molti altri festival simili e mi sembra che il metodo di scelta che si adotta qui, sia interessante e buono, perché vedo film validi e difficili da trovare.

La sua Polonia sta un po' impressionando, soprattutto per i rosari anti-Islam: che cosa pensa?

Credo che bisogna essere cauti, perché questo caso è un po' gonfiato dalla stampa. È vero che c'è un Islam che da molti anni cerca di distruggere la nostra cultura e i nostri paesi, allora non possiamo essere ciechi e parlare di dialogo quando c'è violenza. Ci sono terrorismi e ci sono atti di violenza contro cristiani. Questo rosario non era un'azione ben concepita, ma sicuramente non si parlava di crociata anti-Islam.

Oggi

Martedì 17, ndr

viene proposto il suo film Imperativo, del 1981, una riflessione importante tra fede e scienza: il protagonista è un matematico che si interroga sulla fede. Oggi su cosa sarebbe importante portare la riflessione, su cosa magari sta lavorando?

Sto girando un film, ho finito la sceneggiatura e sono nella fase delle riprese, a dicembre gireremo le ultime scene a Trieste (anche l'Italia è nella coproduzione): è la mia versione del mito di Faust, nel quale la scienza cerca di essere sostituita dalla religione, e invece sono due ambiti diversi e non devono sostituirsi l'una all'altra: la scienza non deve mai sostituire la religione e la religione non deve mai sostituire la scienza.

C'è un contributo al dialogo religioso?

Spero di sì, si vedrà quando è compiuto. C'è sempre un invito a ripensare le cose che mi inquietano: in questo caso è un dialogo con un agnostico che non crede nell'esistenza dell'anima, e credo sia una grande mancanza.

Quindi lo si potrebbe vedere come un dialogo per cercare di capire le ragioni dell'altro?

Si può dire così.

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