Polvere di stelle

Osservata per la prima volta la collisione fra stelle di neutroni. L’annuncio seguito anche al Dipartimento di Fisica di UniTrento, che ha un ruolo importante nella ricerca che inaugura l’era dell’astronomia “multimessaggera”

Il 17 agosto 2017 è una data destinata a rimanere nella storia della scienza. Alle 14:41, ora italiana, per la prima volta nella storia dell’osservazione dell’universo, un evento cosmico – la collisione fra due stelle di neutroni – è stato osservato sia nelle onde gravitazionali che elettromagnetiche, avviando così l’era dell’astronomia multimessaggera, che estende in modo decisivo il nostro modo di “vedere” e “ascoltare” il cosmo. L’annuncio della scoperta è stato dato in contemporanea mondiale a Washington (Usa) e a Roma, al Miur. A seguire l’annuncio, a Povo presso il Dipartimento di Fisica di UniTrento, anche i fisici trentini che hanno avuto un ruolo importante nella scoperta. “Il gruppo di Trento si occupa dello studio teorico di queste sorgenti per mezzo di simulazioni numeriche su supercomputer”, spiega il fisico Bruno Giacomazzo. A Roma c’era il professor Giovanni Andrea Prodi, docente all’Università di Trento e coordinatore del gruppo di ricerca di Trento e Padova sulle onde gravitazionali. “Questo risultato apre una nuova era per l’astronomia, l’astronomia ‘multimessaggera’. Grazie alle informazioni ricevute dalle onde gravitazionali, possiamo finalmente svelare la natura di alcuni fra gli eventi astrofisici più catastrofici: i lampi di raggi gamma”, spiega.

Professor Prodi, i giornali, anche internazionali, hanno titolato: “Una miniera d’oro in cielo”. Enfasi mediatica?

Certamente si tratta di un’esagerazione giornalistica, di sicuro questa miniera non è a noi accessibile e non si scatenerà alcuna corsa all’oro nello spazio! (ride) Quello che c’è di vero è che ci troviamo di fronte a un risultato diverso da quelli ottenuti negli ultimi due anni. Anni in cui abbiamo osservato le onde gravitazionali, captandole con strumenti molto sofisticati frutto di una collaborazione internazionale che impegna diversi gruppi gruppi di ricerca, europei e non solo. Finora erano onde prodotte da buchi neri, oggetti dai quali nulla può sfuggire, neanche la luce. Quando questi oggetti si fondono, noi li vediamo solamente come onde gravitazionali e non riusciamo a captarne altri segnali. Almeno così era stato finora e così dice anche la teoria.

Invece, il 17 agosto 2017 cosa è successo?

E’ successo qualcosa che ci farà ricordare quella data, così come abbiamo scolpito la data del 15 settembre 2015, quando è stata rilevata per la prima volta un’onda gravitazionale. Per la prima volta abbiamo ricevuto un segnale di tipo diverso, molto più lungo, lento nel cambiare frequenza e nel cambiare tono. E’ il segno distintivo di stelle molto più leggere dei buchi neri: stelle di neutroni, fatte di materia nucleare densissima (per fare un esempio: un Sole è grande come la distanza fra Trento e Rovereto). Quando queste due stelle si avvicinano e si scontrano, si generano dei getti di materia che si scalda e si possono forgiare i nuclei atomici che nelle stelle normali non si riescono a forgiare.

Come l’oro, appunto.

E questa volta abbiamo potuto misurare questo processo grazie all’allarme lanciato dagli osservatori di onde gravitazionali. I tre rivelatori LIGO e Virgo hanno lavorato come un singolo strumento planetario, rendendo possibile indicare la direzione nel cielo dove è avvenuta la fusione di due stelle di neutroni. I telescopi sono così riusciti a seguire l’evoluzione della luce emessa dalla materia espulsa dall’urto, a tutte le lunghezze d’onda”.

Cosa rende unica e così importante la scoperta?

E’ la prima volta che si misura in diretta la formazione di polvere di stelle, che ci fornisce poi tutti gli elementi più pesanti del ferro. L’osservazione ha anche permesso di confrontare la velocità delle onde gravitazionali e della luce nella loro corsa verso la terra, concludendo che sono uguali a meglio di una parte su un milione di miliardi.

E che cosa aggiunge alla nostra comprensione dell’universo?

Ci aiuta a verificare una serie di teorie astrofisiche elaborate negli ultimi decenni e svela il mistero dei lampi di raggi gamma, che pensavamo potessero nascere dalla collisione di stelle di neutroni: ora ne abbiamo la prova ed è un grosso passo avanti.

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