Marzemino da terzo millennio

Resistente alle malattie e alle condizioni indotte dai mutamenti climatici: è l’obiettivo proposto da Attilio Scienza alla XVI edizione del premio “La vigna eccellente” di Isera

La cerimonia di premiazione dei vincitori della XVI^ edizione del concorso “La vigna eccellente” indetto dal Comune di Isera si è svolta nel tardo pomeriggio di domenica 29 ottobre nella sala della Cooperazione, a pochi passi dalla Casa del vino.

Non è la sola variante rispetto al passato. E’ cambiato anche il filo conduttore degli interventi. Non più o solo discorsi dedicati alla viticoltura e al vitigno Marzemino, ma una tre giorni ricca di incontri, divertimenti, giochi per bambini, visite nei vigneti e ai palazzi antichi del borgo. Vitigno, vino e territorio inteso come paesaggio reso attraente dall’attaccamento dei viticoltori. Ne ha parlato all’inizio della cerimonia la sindaca Enrica Rigotti. Determinante è stato l’apporto del volontariato locale e la collaborazione della Strada del vino e dei sapori che affianca tutte le iniziative enogastronomiche che si svolgono in Trentino.

Nuova rispetto al passato anche la regia tecnica del premio. Per la prima volta il presidente Attilio Scienza è stato affiancato da esperti locali nelle visite compiute nei 30 vigneti partecipanti al concorso. Più realistica e convincente è parsa anche la scelta dei parametri nell’attribuzione dei premi. Sostenibilità per il premio assegnato a Marco Tonini (vigneto gestito con metodo biologico). Innovazione per il secondo premio dato a Giuliano Marzadro (viti allegate a spalliera). Coerenza riconosciuta al terzo premiato Stefano Berti, per aver saputo adeguare gli interventi agronomici alla fisiologia di un vigneto di età avanzata.

Le difficoltà incontrate dai viticoltori nella gestione dei vigneti sono state illustrate da Francesco Ribolli, tecnico della Fondazione Mach che ha collegato andamento climatico, sviluppo vegeto produttivo e gestione dei vigneti.

A dominare la scena, come in tutte le edizioni precedenti, è stato il prof. Attilio Scienza che ha proposto quale segno di discontinuità con il passato e obbiettivo per il futuro la creazione di un vitigno Marzemino resistente alle malattie e alle difficili condizioni conseguenti al cambiamento climatico da ritenere ormai irreversibile.

Ci sono due strade possibili da percorrere, ha detto, per continuare a produrre uve e vini di qualità in un clima caratterizzato da eventi estremi: la chimica e la genetica.

I risvolti negativi derivati da un eccessivo apporto di sostanze chimiche sono note e quantificabili. La genetica tradizionale fatta di incroci e selezione dà buoni risultati, ma richiede tempi lunghi. Le novità sono rappresentate dalla cisgenesi (introduzione di geni appartenenti alla stessa specie, genere o famiglia) e Genome Editing (modifica puntuale apportata ad un solo gene). La prima consente di modificare la struttura genetica della varietà apportando solo i tratti di DNA che codificano per la resistenza alle malattie o una maggiore tolleranza agli stress ambientali evitando così di introdurre geni indesiderati come invece succede nell’incrocio, soprattutto usando specie “non vinifera”. Va evidenziata la differenza non trascurabile con il transgenico (OGM) che utilizza nella trasformazione geni che provengono da individui molto lontani dal punto di vista tassonomico quali funghi, batteri o insetti. La seconda potrebbe (ma non è certo) conservare al nuovo vitigno le caratteristiche originarie.

Per chi vuole approfondire l’argomento è disponibile i libro La vigna antica scritto da Leonardo Franchini con Attilio Scienza. Il libro è stato premiato insieme ai tre viticoltori e rappresenta il punto di partenza di un premio letterario annuale dedicato alla memoria di Francesco Graziola, storico membro della giuria, scomparso prematuramente all’inizio di quest’anno. Il libro si può definire romanzo storico perché racconta una storia verosimile inserita in un contesto reale che è quello attuale e del futuro prossimo. La narrazione è resa piacevole, nonostante le difficoltà dell’argomento, dalla penna di Leonardo Franchini. I fatti sono stati riferiti all’autore dello stesso Attilio Scienza che ha completato l’opera con una post-fazione scientifica. Il contenuto si può paragonare ad una ragnatela. Il centro è occupato da un obiettivo che diversi ragni (dirigenti di centri di ricerca di tutto il mondo) fermi ai margini della tela vorrebbero raggiungere: il vitigno ideale. I rapporti tra i ragni (contatti, messaggi, fonti di finanziamento) sono di segno mutevole secondo le esigenze e i momenti storici che si susseguono. I ragni si incontrano raramente. A volte per proporre scambi di cibo (progetti e risultati), talora per spingere a mettere in comune esperienze acquisite. Spesso per controllare gli avversari.

Il romanzo si conclude con una sessione plenaria nella quale gli attori riconoscono l’utilità di una messa in comune dei risultati e delle singole capacità di ricerca. Trovando appoggio in soggetti affidabili rappresentati non da multinazionali economicamente interessate, ma da gestori di aziende vitivinicole che credono nel progetto. Il riferimento è diretto ai quattro portainnesti innovativi ottenuti dall’Università di Milano e affidati alla società Winegraft.

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