Lupi e orsi hanno diritto ad abitare la terra

Oggi l’uomo pretende l’occupazione esclusiva di un ambiente che fino a 100-150 anni fa ancora condivideva con questi grandi predatori

Bolzano – Lupi e orsi da qualche anno o decennio sono usciti dalle favole nelle quali li avevamo confinati per tornare a popolare le nostre valli. Con buona pace di Romedio, Corbiniano e Francesco, capaci di ammansire la bestia, la polemica sull’opportunità della tutela di questi animali infuria però a ritmo quotidiano.

Sulla questione, intervistato dal quotidiano “Alto Adige”, interviene ora il teologo altoatesino padre Martin M. Lintner che insegna Teologia morale a Bressanone ed è autore del libro “Der Mensch und das liebe Vieh” (L’uomo e le care bestie), che presto sarà tradotto anche in italiano e pubblicato dalla casa editrice Queriniana.

Non bisogna dimenticare, spiega Lintner, “che il rapporto con gli animali cela sempre qualche rischio. Anche se si tratta di animali domestici o d’allevamento resta sempre una certa ambivalenza tra utilità e pericolo”. Per quanto riguarda il lupo e l’orso, “alla base c’è il fatto che oggigiorno l’uomo pretende l’occupazione esclusiva di un ambiente che fino a 100-150 anni fa ancora condivideva con questi grandi predatori”. P. Martin, che conosce le preoccupazioni degli allevatori provenendo lui stesso da una famiglia contadina (“anche mio fratello ha un gregge all’alpeggio…”), invita a riportare il confronto su un “piano razionale ed oggettivo”. “Ad esempio, per quanto riguarda il lupo, esso è tornato senza che qualcuno lo abbia reintrodotto”. Perciò “è indice di mentalità arretrata sentenziare ossessivamente che il Sudtirolo deve restare libero dai lupi”. P. Lintner spiega che in altre regioni, come la Svizzera, la convivenza tra uomo e lupo funziona, anche se non del tutto priva di conflitti, dal momento che si sono prese misure adeguate per la protezione delle greggi.

Interessanti le considerazioni sullo sviluppo delle posizioni all’interno della Chiesa cattolica. “Per fortuna da una ventina di anni nella Chiesa, anche e soprattutto negli incontri ecumenici, si sta sviluppando una nuova consapevolezza ecologica. Già Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno affrontato il tema imprimendo un indirizzo più olistico alla concezione del Creato”. “Ora Francesco, con l’enciclica ‘Laudato si’, è andato ancora più avanti, dichiarando per la prima volta il valore inerente degli animali, cioè il valore che hanno di per se stessi, non soltanto per i fini altrui, cioè non solo per l’utilità che essi costituiscono per l’uomo”. Dall’enciclica si ricava pure l’idea che “il vertice della creazione non è l’uomo, ma è il suo incontro con Dio, incontro nel quale sono compresi anche gli animali. Interessante è il rimando al fatto che nella Bibbia anche gli animali hanno diritto al sabbath, cioè anche un animale da lavoro ha diritto di riposarsi al sabato. Non solo: l’unica eccezione che viene fatta al divieto di lavorare al sabato riguarda proprio il salvataggio o la cura di un animale”, come conferma Gesù stesso rivolgendosi, nei racconti evangelici, al capo della sinagoga. Insomma, conclude il teologo, “non serve essere progressisti sfrenati, basta guardare al Vangelo per comprendere che bisogna rispettare maggiormente il Creato e chi lo abita assieme a noi uomini”.

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