Il Papa comunista?

Francesco ha bene in mente le questioni globali più scottanti: l’ambiente, la povertà, la pace, il riscatto dei popoli oppressi, la denuncia di ogni violenza. Sono temi “di sinistra”?

Nelle ultime settimane Sergio Staino, dopo aver diretto il quotidiano l’Unità, è passato a collaborare con Avvenire, mentre il Manifesto, che ancora reca sotto la testata la scritta “quotidiano comunista”, ha edito il libro con i «Discorsi ai movimenti popolari» di Papa Francesco. Non pensi che sia strano che ambienti cattolici non si scandalizzino a collaborare e dialogare con persone dagli ideali comunisti e dichiaratamente atei, mentre al contrario associazioni o gruppi che si fanno paladini della laicità e del radicalismo di sinistra trovino imperdonabili certe “contiguità”?

Sergio

Ogni tanto si discute sul Papa “comunista”. Vecchie polemiche che si ravvivano di fronte ad alcuni eventi poi chiaramente strumentalizzati dai media: come gli incontri con il boliviano Morales (che aveva portato in dono a Francesco una specie di “falce e martello”) oppure il calore dimostrato dal pontefice verso i movimenti popolari, soprattutto latino americani (accolti in Vaticano il 28 ottobre scorso), che lottano contro lo sfruttamento e che un tempo venivano bollati da molta parte della Chiesa come pericolosi, perché contigui a istanze rivoluzionarie di tipo comunista. Chi legge questi episodi con la lente della guerra fredda, cioè della contrapposizione ideologica, dimostra di vivere in un mondo che non c’è più.

Francesco ha bene in mente le questioni globali più scottanti che riguardano l’ambiente, la povertà, la pace, il riscatto dei popoli oppressi, la denuncia di ogni violenza. Sono temi “di sinistra”? Ciascuno può etichettarli come vuole, ciascuno può trovare ispirazione dove vuole: il Papa la trova nel Vangelo, altri si rifanno a diverse fonti. Ma se si trova un terreno comune che aiuti veramente a fortificare le lotte in favore della dignità umana, perché non rallegrarsi?

Venendo alla tua domanda è chiaro che gli ambienti cattolici (tranne quelli estremisti) sono contenti dell’iniziativa del Manifesto, perché si valorizzano le parole del Papa anche “in partibus infidelium”, cioè da chi si sente lontano dalla religione. Se l’Osservatore romano pubblicasse non dico gli scritti di Marx o Gramsci ma pure di un Pasolini, ecco che probabilmente nella Chiesa qualche problema si aprirebbe. Per questo a sinistra si è scatenato il dibattito. Luciana Castellina, esponente storica del gruppo del Manifesto, ha dichiarato di aver sostenuto l’operazione non “per ospitalità o per strumentale ammiccamento. È perché (il messaggio del Papa) lo sentiamo nostro. Utile anche ai nostri lettori”. Sulla stessa linea Norma Rangeri, direttrice del giornale: “Questi tre discorsi ci sono parsi quasi come un’enciclica, una nuova Rerum novarum, riguardo al rapporto fra etica e politica”. In questo senso il Manifesto conferma la sua storia di comunismo “eretico”, opposto allo stalinismo e sicuramente non più anti religioso.

Su un terreno “umanista” penso che essere atei o meno conti poco. Il Papa non dissocia mai l’impegno per “la città degli uomini” (dimensione orizzontale) con la fede in Dio (dimensione verticale): tuttavia ci si può incontrare anche con chi non possiede, almeno apertamente, quest’afflato religioso.

A qualcuno questa contaminazione non è piaciuta. Gli ambienti laicisti sono insorti: dalla Chiesa non può mai venire niente di buono. Il Papa è un furbo gesuita che incanta tutti con finte aperture. Meglio non fidarsi dunque. E attaccare a testa bassa chi ammira Bergoglio. Questi ragionamenti trovano sponda pure in furibonde crociate anti Francesco, imbastite da cattolici ultra tradizionalisti che non perdonano al Papa di aver appoggiato alcune campagne dei radicali in favore dei carcerati. Il giornalista Antonio Socci ha coniato anche uno slogan: “Dal Papa buono siamo arrivati al Papa Bonino”.

Si capisce allora come i laicisti di sinistra e i reazionari di destra non comprendono lo spirito profondo di Francesco. Essi si sentono forti perché la mentalità contemporanea sembra premiare gli estremisti di ogni tipo, i nazionalisti e gli xenofobi, ma pure chi vorrebbe imporre a tutti la propria visione ideologica progressista che odia la religione e qualsiasi tradizione. Questi ultimi non sopportano una proposta alternativa, perché supera la loro impostazione elitaria.

Purtroppo oggi le istanze egualitarie, da qualche parte esse provengono, sono minoritarie nei nostri Paesi. L’ostilità verso l’attenzione di Francesco verso i migranti è davvero preoccupante. Purtroppo sembra essere soltanto il Papa – e qualche esponente “comunista” – che pensa a casa, terra e lavoro per tutti. In un mondo globalizzato questi ideali di umanità non possono essere che trasversali: la convivenza si costruisce incontrando il diverso, non cercando ad ogni costo la divisione.

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