Il professor Diritti umani

Nella sua persona si saldavano vita accademica e impegno civile per un mondo diverso e migliore

Quando giungeva a qualche convegno o era preannunciato il suo nome a qualche manifestazione, si spargeva la voce: arrivano i diritti umani. Perché il professor Antonio Papisca – mancato a metà maggio quando stava per compiere 80 anni – è stato per molti un educatore straordinario allo studio di una cultura dei diritti eminentemente pratica.

Aveva fondato il Centro di ateneo per i diritti umani dell’Università di Padova e da lì si era come irradiata una consolidata abitudine di espandere il raggio di azione di questo straordinario sodalizio non solo al Veneto, ma praticamente a tutta Italia.

Il suo vocabolario privilegiava parole come pace, diritti umani, nonviolenza. Ed era anche il suo presentarsi – un atteggiamento umile e deciso – che dava sostanza a quei sostantivi che non erano per niente bandiere al vento, ma programmi concreti di studio e di prassi.

Aveva una cultura amplissima, il professor Papisca, e la metteva a disposizione di molti, non era un geloso accademico chinato su se stesso e sul successo editoriale in libri e pubblicazioni, ma un divulgatore in senso ampio. La conoscenza, gli studi, le ricerche appassionate erano davvero per lui a servizio della persona (la persona umana nel suo contesto concreto che per lui era, e citava Rosmini, “il diritto umano sussistente”). Era una visione, la sua, fortemente antropologica – l’uomo e la donna al centro di tutto.

Non amava le ideologie, le sapeva superare allegramente. Certo, è difficile trovare una persona come lui capace di saldare in modo armonico vita accademica (e avrebbe potuto facilmente “farsi strada” con una brillante carriera) e impegno civile per un mondo diverso e migliore.

Il professor Papisca (non ci riusciva di chiamarlo altrimenti, perché lui si sentiva fino in fondo un professore, cioè un maestro, un educatore, uno che indica la strada) ha girato l’Italia ovunque lo invitassero e il suo contributo fattivo è risultato non solo in quello che adesso è il Centro di ateneo per i diritti umani dell’Università di Padova, ma c’è la sua impronta in tante leggi regionali che richiamano alla pace e ai diritti umani; negli Statuti di numerosissimi Comuni italiani; nei contributi che elargiva in occasione delle Marce della pace Perugia-Assisi.

Amava molto i “corpi civili di pace” come antesignani sostitutivi delle spedizioni di guerra, persino delle missioni di pace “armate” come quella in Libano, certamente benemerita per la sua capacità di dissuasione al conflitto.

Interveniva, sollecitava, era un vulcano di idee, ma sempre ponderate e pensate accuratamente.

Del professor Papisca, infine, non dimenticheremo il sorriso: sempre cordiale, sincero, accogliente. Una persona speciale, “ma tutti possiamo esserlo – osservava -, occorrono passione e affetto per le cose e per le persone che si incontrano”. E’ da lì – dal cuore delle persone -, non si stancava di ripetere, che comincia il cambiamento, una speranza, uno sguardo di ottimismo sul mondo, nonostante tutto.

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