Capodanno per i migranti

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Non semplici inviti ma, secondo il messaggio di Papa Francesco per la 51ª Giornata Mondiale della Pace, quattro pietre miliari per riorientare lo sguardo, il cuore e l'azione su sentieri di pace. Luci che guidano e dettano il ritmo dei passi e dell'incontro, traducendosi in gesti concreti di solidarietà e fraternità. Lo ha ribadito il vescovo Silvano Tomasi nella sua testimonianza in occasione della giornata dedicata quest'anno a "Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace", durante il momento di riflessione e preghiera promosso dalla Commissione Pastorale Sociale, Giustizia e Pace, Custodia del Creato svoltosi il primo gennaio nella chiesa del S. Cuore, a Trento.

Nel mondo vi sono oltre 250 milioni di migranti, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati: si tratta di un fenomeno globale e, pur non essendo possibile accogliere tutti, ognuno è chiamato a dare il suo contributo, a partire dall'atteggiamento da assumere di fronte ai migranti e ai richiedenti asilo, riassunto dal Papa in quattro verbi che scandiscono le tappe del possibile sviluppo a cui ha diritto ogni uomo e donna in quanto appartenenti alla comune famiglia umana e in virtù dell'essere figli di Dio, che li rende fratelli e sorelle.

"La pace inizia nel cuore delle persone – ha detto monsignor Tomasi, segretario delegato del Dicastero Pontificio per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale -, da lì si può estendere alla propria famiglia, alla comunità locale, fino a quella internazionale. Accogliere significa essere disponibili a considerare chi arriva come un fratello, con cuore aperto alla comprensione, e ad affrontare l'emigrazione non come una minaccia ma un'opportunità per costruire un futuro pacifico mettendo in comune i loro talenti e le nostre risorse".

I corridoi umanitari permettono di organizzare gli arrivi in modo legale, ordinato, ma è ancora alto il numero di persone morte lo scorso anno nell'attraversare il Mediterraneo sui barconi. Proteggere dal rischio di morte e da abusi e promuovere lo sviluppo umano integrale, assicurando l'accesso a tutti i livelli di istruzione, sono perciò passi conseguenti e necessari per realizzare l'integrazione: "Abbiamo paura dell'altro, invece di fronte ad un fenomeno come quello migratorio, che esiste da sempre, occorre lungimiranza politica per capire i benefici che ne derivano e usare lo strumento del dialogo per costruire una cultura di pace".

Migranti e rifugiati rappresentano una forza di rinnovamento e integrare significa consentire loro la possibilità, attraverso il lavoro, di inserirsi nella comunità che li accoglie, senza dimenticare che, nel rispetto delle diversità, esistono valori universali che tutti devono osservare ai fini di una pacifica convivenza. "Quella alla pace non è una semplice aspirazione: è un'esperienza di vita, frutto di giustizia e fraternità, che può cambiare il mondo, creando fiducia e senso di appartenenza".

Al termine della testimonianza, è partita la marcia della pace che, nel ricordo del centenario della Grande Guerra, ha ripercorso le vie della città che il 3 novembre 1918 videro entrare in Trento le truppe del Regno d'Italia: non più uomini armati, come allora, ma operatori di pace che le hanno illuminate con la luce della fiaccolata fino ad arrivare in Cattedrale.

"Vi sono tre azioni per diventare costruttori di pace – ha detto l'arcivescovo Lauro nella veglia di preghiera presieduta insieme a monsignor Tomasi e all'arcivescovo emerito Bressan, e animata dal Minicoro di Rovereto -: il dono di sé è rischioso e impegnativo, ma dobbiamo metterci in gioco, dare qualcosa di noi all'altro. Poi occorre riconoscere il dono rappresentato dagli altri: i migranti sono angeli in mezzo a noi, con la loro voglia di vivere ci mostrano che è possibile esplorare il futuro nonostante immense difficoltà, mentre noi abbiamo perso la capacità di sognare. Infine, capiamo che per trovare Dio e la pace dobbiamo metterci al servizio, lasciarci mangiare dagli altri, l'unico modo per gustare la vita e sentire la gioia vibrare in noi". Le offerte raccolte durante la veglia sono state devolute alle opere segnalate dal vescovo Tomasi.

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