Centro per la pace, la gestione alla Caritas

Lo stile di lavoro: tradurre i fatti in parole, le parole in fatti

Bolzano – Col nuovo anno la Caritas diocesana di Bolzano-Bressanone ha assunto la gestione del Centro per la Pace, accettando la proposta del Comune di Bolzano che ne è titolare e raccogliendo la preziosa eredità rappresentata dal lavoro del gruppo locale di Pax Christi. È particolarmente significativo che ciò sia avvenuto proprio il 1° gennaio, la Giornata mondiale della Pace, cui Papa Francesco ha dato il titolo “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. “Osservando i migranti e i rifugiati”, scrive Francesco nel suo messaggio, “questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono”.

L’attività del Centro per la Pace si ispira agli obiettivi raccolti nello Statuto della Città di Bolzano. In particolare si tratta di “promuovere la cultura della pace e dei diritti umani, contribuendo alla cooperazione pacifica fra i popoli” (art. 6, lettera d). Il Centro intende far emergere, coltivare, promuovere gli elementi di pace che già sono presenti nelle situazioni concrete e nelle formazioni in cui si articolano la comunità e la società.

Lo stile di lavoro del Centro si può riassumere nella frase: Tradurre i fatti in parole, tradurre le parole in fatti. Concretamente ciò significa avviare processi, proporre percorsi. Gli eventi (convegni, serate ecc.), spiegano alla Caritas, è bene non siano episodi a sé stanti, ma il frutto, il punto d’arrivo, di verifica o di partenza di un percorso che avvenga nell’ambito del Centro oppure in altri contesti.

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