“La mia saudade al contrario”

“En toc del cor l'è a Cavedine” spiega ai microfoni di inBlu in quel dialetto trentino Talian, che è Patrimonio del Brasile

Pendolare dal Brasile a Cavedine. Giuliano Berti è spinto da una sorta di saudade al contrario, non per il Brasile dove è nato e vive, ma per la sua terra d’origine. Quando la nostalgia bussa alla sua porta, torna in Trentino. E dal 2007 lo fa con una certa frequenza, almeno due volte all’anno: un pendolarismo impegnativo se si considerano le 11 ore di aereo, senza scalo, 9mila 500 km in linea d’aria per raggiungere l’Italia!.

“Sono affetto da un’inguaribile sindrome d’amore per la terra dei miei antenati”, si schermisce il buon Giuliano ai microfoni di Trentino inBlu, chiosando in dialetto trentino ‘brasileiro’ (il Taliàn, una koinè dialettale riconosciuta Patrimonio linguistico del Brasile, ndr):“Le tradissione taliane le stà rent al me cor. L’onor per mei antenati l’è l’ària che gò sofià tuti i dì”.

Eh sì, perché i suoi trisavoli, Antonio Berti e Barbara Dorigatti, nel 1875 partirono da Cavedine verso il Sud America, come furono costretti all'epoca tanti trentini per sottrarsi da un destino di povertà e dalla crisi agricola, nella speranza di trovare migliori condizioni di vita e di lavoro.

“Si stima – precisa Giuliano – che emigrarono nelle ultime decadi dell’Ottocento circa 30 mila persone, la maggior parte dei quali nel sud del Brasile, in particolare negli Stati di Santa Catarina e Rio Grande do Sul, con una presenza in Paranà. Oggi si parla di almeno 2 milioni di discendenti trentini in Brasile”. Dopo un viaggio in mare lungo e difficile, che poteva durare anche oltre un mese, “i nostri emigrati non trovarono case e campi, ma zone di foresta e incolte, coltivazioni di mate, animali selvatici; tuttavia non si persero d’animo, con determinazione, spirito di sacrificio e ingegno riuscirono a pagare e rendere fertile la terra ricevuta, che nel tempo ha assicurato loro una vita dignitosa”.

Fu la sorte anche dei suoi trisnonni nella provincia di Santa Catarina, la zona nella quale operò Madre Paolina Visintainer, prima santa figlia di emigrati trentini da Vigolo Vattaro. Oggi è tra gli Stati più sviluppati del Brasile e per alcuni aspetti affine al Trentino, nella città di Jaraguà do Sul, dove Giuliano è nato e risiede da 36 anni. Fiero della sua doppia cittadinanza, oltre al lavoro di dipendente comunale, con dedizione coordina il Circolo trentino della zona di Santa Caterina e Paranà.

Colpisce, mentre si racconta, la sua volontà di mantenere i legami con la terrà di origine e di recuperare la cultura trentina. “I Circoli trentini nel mondo svolgono un ruolo importante di aggregazione e di ponte nel promuovere il senso di appartenenza, le radici, l’identità e la memoria trentina. Nelle nostre attività rivivono oltreoceano le sagre, la gastronomia, le processioni religiose, i ritrovi per far filò, leleggende. E ancora s’impara il dialetto, usato talvolta anche per celebrare la Messa, le canzoni popolari, ‘Me compare Giacometo’ la conossem tuti” – sorride canticchiandola.

Giuliano, che parla correttamente sei lingue (compreso il dialetto Talian), vanta pure un passato radiofonico, a tradirlo è il timbro della voce. “Tra i programmi ho condotto Fratelli d'Italia in dialetto trentino con una corrispondente via telefono da Cavedine, la brava Anna Dallapè, che ci teneva aggiornati su quello succedeva in Valle dei Laghi”. E puntuali arrivano i suoi aggiornamenti, rigorosamente scritti in dialetto arcaico, pubblicati nel quadrimestrale “Cavedine notizie” del comune della Valle dei Laghi.

Quando torna in Trentino, Giuliano si sente a casa. “Per me è una gioia camminare per le strade percorse dai miei avi, ho instaurato legami stretti d'amicizia con i compaesani, provo un forte senso di comunità e ammirazione per don Flavio Girardini, don Luigi e Silvio Benedetti, il sindaco Renzo Travaglia, e tanti altri. In questi anni – aggiunge – ho fatto alcune ricerche storiche presso l'archivio della canonica del paese per riscoprire la mie radici, ho trovato i miei “cugini” Berti, i cognomi di altre famiglie di Cavedine emigrati a bordo della stessa nave dei mieri familiari come i Bagattoli, Cattoni, Berlanda, Bortolotti”.

Anche gli amici “cavedineri” gli hanno restituito la visita in Brasile per rinsaldare il rapporto. “Un arricchimento culturale e umano reciproco, facilitato oggi da internet che, attraverso le mail e skype, accorcia le nostre distanze”. Con la saudade nel cuore si prepara a fare ritorno in Brasile. “En toc del cor l’è a Cavedine, e nantro toc l’è ‘n Brasile” – si congeda commosso. Con l’invito a non dimenticare la lezione dei nostri emigrati: “Ci hanno insegnato ad essere uniti e fratelli per superare le difficoltà e a mettersi nei panni di chi oggi, come allora, è costretto per guerre, miseria, persecuzioni a lasciare il proprio Paese. Siete fortunati a vivere in una terra benedetta come il Trentino, tramandate le vostre tradizioni, mantenete vivi i vostri valori e la vostra fede. Sono patrimoni importanti per la comunità, perno fondamentale nella vita degli emigrati trentini in Brasile”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina