Con gli occhi dello spiazarol

“Qualcuno mi ha rimproverato il mio modo di raccontare: troppe divagazioni! La verità è che io non racconto, ma me la racconto: questi racconti devono piacere a me… Se poi piacciono anche a qualcun altro, ne sono contento e anche un po' sorpreso”.

Renzo Francescotti dichiara espressamente a pag. 99 del suo ultimo libro il piacere personale, un po' narcisistico, di rivedere e quasi riascoltare le vicende della sua infanzia. Con “Un Pierino trentino” (Curcu & Genovese, pp. 186, 15 euro), che sarà presentato venerdì 16 febbraio alle 17 dalla Pro Cultura al Centro Rosmini a Trento, l'autore sceglie per la prima volta la chiave autobiografica e rivede alla moviola delle emozioni la sua giovinezza dalla nascita fino a 17 anni, alla morte del padre. “Un libro irripetibile, non mi racconterò altre volte”, osserva presentandolo ai microfoni di radio Trentino inBlu, sottolineando che si tratta di “un romanzo a racconti” poiché ognuno dei 18 capitoli si apre e si chiude in un particolare ambiente geografico e umano. Sullo sfondo, il Trentino prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale che Francescotti ha tratteggiato in libri precedenti (ben 9 di narrativa); in primo piano irrompe qua e là la congeniale espressione poetica, giacché l'autore dopo 23 libri di poesie sa bene quanto “il fanciullino” pascoliano abbia bisogno anche di versi appropriati per riassumere la sua candida meraviglia davanti alla vita.

“Ho cercato di picconare le incrostazioni dell'adulto per vedere il mondo con gli occhi stupefatti di un ragazzo”, dice ancora Francescotti e – dal momento che l'alter ego Daniele è uno sveglio spiazaròl – l’osservazione è vivace e spesso anche impietosa. Come le pagine drammatiche dedicate alla guerra o quelle forse fin troppo severe riservate ai docenti del liceo Arcivescovile. Sofferto e commovente il racconto finale sull’agonia del padre in ospedale e l’ultimo dialogo in cui il figlio diciassettenne prendendogli la mano chiede la conferma al desiderio di proseguire gli studi all’Università “per il bisogno di capire, per il piacere di sapere”. “Mi ha fatto cenno di sì e si è visto che era contento”.

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