Un gps spirituale

La missione come continuo esodo, pellegrinaggio ed esilio

Wapenzi wangu, mchana mwema! Miei carissimi, buongiorno! Mko wazima? State bene?

L’amore di Cristo è come un “GPS spirituale” che ci guida infallibilmente verso Dio e verso il cuore del nostro prossimo” ci dice il Papa in un suo twitter.

Non è questa la vera fotografia di Maria di Nazareth, spinta dall’amore di Cristo ad accettare un bimbo che viene dall’Alto e a consegnarlo giorno dopo giorno all’umanità?

Dopo il “sì” al volere di Dio, in solitudine ma abitata dal Figlio, in forza dello Spirito Santo, Maria lascia la sua casa e si mette in viaggio. Va e porta il suo Gesù che la muove e la conduce; si presenta come ogni altra donna, ma ha un grande segreto, una grande missione da compiere per l’umanità. Maria va in fretta da Elisabetta, consapevole che un tale compito non può subire ritardi.

Andare è il movimento tipico che lo Spirito genera in chi ha accolto la Buona Notizia, è il movimento della chiesa, incontro agli altri, per condividere la vita, il servizio, la lode. Quando il vangelo tocca il cuore, si sente tutta l’urgenza di annunciarlo come il bene più prezioso e più necessario per l’umanità. Maria va in fretta. C’è nella sua sollecitudine il “subito” della risposta degli apostoli; più ancora vi è lo slancio del Figlio che ha risposto al Padre: “Ecco, io vengo” (Eb 10,7).

Maria, donna pellegrina, esce, cammina e conosce l’esilio. Anche noi siamo chiamati a metterci in viaggio, “in fretta” mossi dallo Spirito. L’urgenza dell’annuncio della Buona Notizia e i drammi del mondo di oggi ci interpellano con forza. Con lei siamo chiamati a fare di Gesù la nostra passione dominante.

Correre, con la fretta di Maria, con l’ardore di Paolo, percorrendo le strade del mondo è la più difficile delle strade, quella che porta fuori da noi stessi. Incontro a tutti, a chi è nel bisogno, a chi bussa e a chi neppure ci cerca; incontro anzitutto a chi vaga senza conoscere Cristo e a coloro nei quali Cristo continua a essere crocifisso. Correre quando si è agili e quando il passo si fa lento. Perchè la corsa non è questione di dare molto, ma di dare tutto.

Dorina, mamma missionaria. Di lei ha scritto una missionaria saveriana ora in Congo con me. “Missionaria innanzitutto perché, anche se non è mai partita da Predazzo per andare in paesi lontani, Dorina ha saputo compiere il “viaggio” più difficile della vita, cioè il “viaggio” di uscire da se stessa, di dimenticare se stessa per amare gli altri. Questo la rendeva felice.

E così, con la sua serenità pur nelle varie prove della vita, ella trasmetteva, testimoniava l’Amore fedele di Dio a tutti quelli che la incontravano. Missionaria, concretamente, anche in questo senso: Dorina, insieme a papà Carletto ha sempre sostenuto Delia nella sua scelta di vita missionaria. Quando è venuto il momento della malattia, quando papà Carletto è “partito” e lei si è resa conto che non poteva più farcela da sola, è stato normale per lei accettare di lasciare la sua casa e andare nella Casa di Riposo. Con sofferenza, sì, ma con semplicità basata su una fede solida e sulla chiara convinzione che il servizio alla missione che Delia stava facendo doveva continuare. Dio aveva il primo posto! “Dio vede e Dio provvede”, ripeteva spesso.

Nella Casa di riposo lei stessa è stata “animatrice missionaria”: parlava con gioia della missione e continuava a lavorare a maglia per preparare le copertine da mandare a Delia in Congo. Faceva bene a noi missionarie venire a farle visita e vedere la sua serenità, la “normalità” con cui viveva il suo essere lì. Veniva proprio da dire: ecco una persona felice! Con il suo sguardo positivo su tutti e su tutto sapeva farsi voler bene!

Maria, nostra sorella e Madre, intercedi per noi perchè anche per mezzo nostro, “la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce” (EG288)

Kwa heri na kwa kuonana. Arrivederci e… alla prossima, Mungu akipenda!

(5. continua)

Delia Guadagnini

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