Giornata dei Migranti, il vescovo Lauro: “Regalateci la vostra gioia”

Oltre 300 persone, in rappresentanza dei diversi Paesi presenti in Trentino, si sono riunite domenica scorsa per celebrare la “Giornata del migrante e del profugo”

Oltre 300 persone, in rappresentanza delle diverse comunità nazionali presenti in Trentino, con le proprie bandiere, i canti, le danze e i costumi tipici, si sono riunite domenica pomeriggio nella chiesa di Santa Maria Assunta di Riva del Garda e poi al PalaCongressi, per celebrare la “Giornata del migrante e del profugo” promossa dalla diocesi di Trento, alla presenza dell'arcivescovo Lauro Tisi, del presidente dell'Associazione Trentini nel mondo, e di tutte quelle istituzioni – laiche e religiose – che ogni giorno si spendono in attività di integrazione e solidarietà.

Una festa gioiosa e colorata, organizzata per ribadire la continuità della Chiesa nel suo impegno educativo volto a consolidare la cultura dell’accoglienza, per tendere una mano verso gli oltre 50 mila stranieri che oggi risiedono in Trentino, valorizzare e avvicinare la comunità trentina a quel patrimonio umano multietnico, unico nel suo genere, rappresentato da quelle persone che con sacrificio e nella speranza di una vita migliore, hanno lasciato famiglie, case, ma anche povertà, difficoltà e preoccupazioni. E il più delle volte, guerre.

“Avreste mille motivi per essere tristi, incattiviti, imbronciati – ha osservato l'arcivescovo Tisi nell'omelia della Messa officiata assieme ai parroci dei decanati di Riva, Ledro, Arco e Calavino, indirizzando le sue parole ai migranti presenti. “Eppure le onde del Mediterraneo, la solitudine dei deserti, l'asperità delle montagne, le città devastate dalle guerre, non vi hanno tolto la forza di sorridere né la voglia di vivere. Regalate anche a noi questa gioia e questo desiderio, perché stiamo perdendo il gusto della vita!”.

E ancora. “La storia dell'umanità non ha mai smesso di essere caratterizzata dalle migrazioni – ha aggiunto il vescovo – Ecco che allora l'accoglienza, in questo particolare momento storico in cui il Vangelo viene portato in piazza e usato per sofismi concettuali, rappresenta una grande responsabilità. Il mondo di oggi ha bisogno di gente che abbia il coraggio di donare amore, di scoprire che nella diversità è racchiuso il cuore di Dio: smettiamo dunque di chiacchierare, finanche nelle stanze ecclesiali, e torniamo ad esser tutti fratelli e sorelle”.

“Oggi purtroppo i migranti sono il più delle volte solo dei 'numeri' o delle 'statistiche' – hanno detto Alberto Tafner e padre Gianfranco Maronese – ma senza queste persone la nostra società non sarebbe la stessa. Così come Svizzera, Usa, Canada, Australia, Belgio, non sarebbero i Paesi che sono oggi se in passato non ci fosse stato il contributo dei migranti italiani e trentini. Perché dunque non tendere la mano verso chi, attraverso il proprio lavoro, può aiutare la crescita del nostro Paese? Il contesto storico favorevole in cui viviamo oggi non può e non deve giustificare la paura di parlare di migrazioni. Dobbiamo uscire dal nostro egocentrismo, dal nostro individualismo. Dobbiamo tendere la mano e riconoscerci tutti semplicemente come esseri umani”.

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