Mayr Nusser, testimonianza che interroga

“Il beato ci può incoraggiare a confrontarci apertamente e assieme con la nostra storia e con le profonde ferite lasciate dal fascismo, dal nazionalsocialismo e dalle Opzioni”

Bolzano – Domenica scorsa, 18 marzo, ricorreva il primo anniversario della cerimonia di beatificazione, nel Duomo di Bolzano, di Josef Mayr Nusser. Per l’occasione il vescovo Ivo Muser ha ricordato che “questa beatificazione è un dono per tutta la diocesi di Bolzano-Bressanone. Josef Mayr Nusser – scrive il vescovo – ha molto da dire a noi e al nostro tempo. Non è solo colui che ha rifiutato di giurare ad Adolf Hitler, dimostrando che si può dire no, ma è anche un uomo che ha vissuto appieno l’identità cristiana”.

Secondo mons. Muser i valori umani e cristiani per i quali Josef Mayr-Nusser ha vissuto ed è morto restano vivi tra noi, soprattutto oggi. “Il beato ci può aiutare a guardare criticamente al nostro tempo e alle tendenze che contraddicono il messaggio cristiano. Ci può incoraggiare a confrontarci apertamente e assieme, proprio nell’anno in cui ricorrono i cento anni dalla fine della Grande guerra, con la nostra storia e con le profonde ferite lasciate dal fascismo, dal nazionalsocialismo e dalle Opzioni”, sottolinea il vescovo. Mayr-Nusser “ci incoraggia a testimoniare l’amore per la verità e il rispetto della propria coscienza. Era un cristiano convinto, che ha preso posizione in modo inequivocabile difendendo la propria identità cristiana saldamente e senza violenza”.

Nell’anniversario della beatificazione il vescovo ha ripreso le parole pronunciate dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi. In occasione della cerimonia disse che “la straordinaria personalità di Josef arricchisce la Chiesa ma soprattutto infonde nell'umanità contemporanea la gioia della coerenza evangelica, che disintossica la società dai germi patogeni del male”. Amato concludeva la sua omelia ribadendo che “la testimonianza cristiana è allo stesso tempo il nostro compito e la nostra arma”.

La settimana scorsa il biblista trentino Gregorio Vivaldelli ricordava agli operatori della diocesi di Bolzano-Bressanone, riuniti per il loro ritiro quaresimale, che un altro modo per dire “stili di vita” è “testimonianza”. E citava proprio Josef Mayr-Nusser: “Dare testimonianza oggi è la nostra unica arma, la più efficace. Abbastanza strano. Non la spada, né la violenza, né denaro, nemmeno l’influenza di capacità intellettuali e del potere spirituale, niente di tutto ciò ci è chiesto come condizione indispensabile ad erigere il regno di Cristo sulla terra. Il Signore ci ha chiesto qualcosa di assai modesto e al tempo stesso di molto più importante: dare testimonianza”.

Lo stile di vita cristiano è quest’anno, nella diocesi altoatesina, tema pastorale. Ad esso è dedicato il convegno delle Caritas parrocchiali che si terrà nella mattinata di sabato 24 marzo col titolo: “Caritas in veritate. Come l’amore per il prossimo diventa stile di vita”. Punto di partenza del convegno, spiega Brigitte Hofmann della Caritas diocesana, sarà l’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”, che pone al centro e analizza lo sviluppo integrale dell’uomo nell’amore e nella verità. Lo stile di vita dei cristiani è, in una parola, l’amore (in latino “caritas”). L’amore è la strada per il buon vivere: ci è stato donato e ci incoraggia al dono.

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