Un martire di ieri per i martiri di oggi

La commemorazione di san Giorgio e la chiesetta costruita sopra Giovo sulla collina immersa tra i vigneti scoscesi della val di Cembra rappresentano un pezzo di storia della comunità locale

C'è una chiesetta immersa tra i caratteristici vigneti terrazzati della valle di Cembra dove ogni anno, il 23 aprile, si commemora san Giorgio martire.

San Giorgio è ricordato nella tradizione popolare come il cavaliere difensore della fede ed è raffigurato nel mondo dell'arte mentre sfida un drago simbolo del potere maligno.

La storia di questo santo ha origine in Cappadocia intorno al terzo secolo. E' uno fra i primi evangelizzatori in terra trentina. Questo forte legame tra lo spirito cristiano del Trentino e la Cappadocia si ritrova anche nella storia dei martiri Sisinio, Martirio e Alessandro, anch'essi provenienti dalla Cappadocia.

La commemorazione di san Giorgio e la chiesetta costruita sulla collina immersa tra i vigneti scoscesi della val di Cembra rappresentano un pezzo di storia della comunità locale. Una tradizione che si ripete annualmente in memoria del Santo martire. Lunedì 23 aprile, la comunità di Giovo si è raccolta nell'antica chiesa di san Giorgio per commemorare il santo.

“San Giorgio rappresenta l'eterna lotta del bene contro il potere del male”, ha ricordato nell'omelia don Giuseppe Beber, parroco di Giovo.

La Messa è stata accompagnata dai canti del coro S. Valentino di Palù di Giovo e dalla partecipazione del gruppo degli Schützen di Lavis, dei quali san Giorgio è il patrono. La devozione a questo santo è antica e il culto è diffuso in molti Paesi in tutto il mondo.

La chiesetta di san Giorgio è ricordata come luogo di romitaggio nel 1369. Dalla sua ricostruzione, una sorta di “rinascita” risalente al XV secolo, divenne luogo e meta di pellegrinaggi provenienti da Cembra, Segonzano e Meano. Qui si recavano i fedeli per invocare la protezione sui campi da gelate e calamità naturali.

“In questa occasione vogliamo ricordare i tanti martiri della Chiesa”, ha proseguito don Giuseppe durante l'omelia. “Ricordiamo nelle nostre preghiere i martiri del Medio Oriente”. Le persecuzioni e le violenze contro le minoranze religiose in Siria “rappresentano un filo rosso che ha attraversato, e ancora oggi attraversa, tutta la storia della Chiesa”.

San Giorgio, cavaliere difensore del bene, rappresenta così la testimonianza di una fede coraggiosa “per aiutare la comunità cristiana a portare avanti il proprio cammino di fede”, ha concluso don Giuseppe. Una tenace battaglia contro il male che avviene donando il bene.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina