Lo status di profugo

Ci sono letture che incantano, aprono scenari impensabili, squarci d’orizzonte e bellezza per la mente e il cuore. Louis Massignon (1883-1962) era un arabista francese, ed era stato seguace e allievo di padre Charles de Foucauld. In Rifugiati europei e migrazioni internazionali (Edizioni degli Animali) Massignon definisce la questione “epocale” delle migrazioni come una “presenza permanente tra di noi”.

In quel suo contesto storico – siamo alla metà del secolo scorso, il Novecento – Massignon si riferiva alla questione dei rifugiati palestinesi del 1948, cacciati dalle loro terre in seguito alla nascita dello Stato di Israele. Ma è un paradigma che vale anche per oggi.

Louis Massignon dava addirittura un significato di tipo escatologico a questa “presenza permanente tra noi” scrivendo: “In questi tempi di progresso, di moltiplicazione dei mezzi di trasporto, il problema dei rifugiati pone una questione di geografia dinamica e non statica, un problema di mescolanza dell’umanità tendente verso la sua unità finale”. E insisteva sulla “sovra nazionalità del pellegrino”, il fatto che la terra appartiene a tutti e a nessuno, ma in particolare a chi la abita, la lavora, la fa fruttare con rispetto e amorevolezza.

Sono frasi stupende quelle che scrive, a metà tra il realistico e il visionario, ma sempre nella tensione costante di abitare bene la terra, non in modo predatorio, ma di simbiosi e di cura, di appartenenza e slancio. “Ritorno alla mia visita nel paese di Abramo, all’attualità del suo patto di ospitalità con Dio, a quel luogo sacro di Mambre dove la Bibbia ce lo mostra mentre riceve la visita dei tre Angeli e, come diceva Martin Buber, dove il Kiddush di Abramo (in ebraico la benedizione sul vino) aveva consacrato il pasto che lui gli offriva rendendo il nutrimento materiale lecito agli Angeli. Questa benedizione ha fatto rientrare tutta la creazione in quella società sovrumana che è fondata sul pasto dell’ospitalità”. Il dovere dell’ospitalità che fa derivare i doveri – sparsi, disseminati, non pedissequi, sempre creativi – dell’ospitalità.

I profughi, per il mistico arabista Massignon, come “ombra di Dio sulla nostra vita”.

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