Rilanciati gli aiuti alla nuova imprenditorialità

Oltre alla crisi, incidono i cambiamenti nella struttura demografica

Il bando 2018 per il sostegno della nuova imprenditorialità è stato da poco approvato dalla Giunta provinciale, con domande in scadenza il 27 luglio. Il bando s’inserisce in un programma varato nel 2010 dall’Unione europea per favorire la crescita e l’occupazione, e caduto un po’ nel dimenticatoio: la «strategia Europa 2020». Quest’ultimo fissava ambiziosi obiettivi, che delineano una precisa visione dell’economia continentale: tasso di occupazione al 75% nella fascia di età 20-64 anni; investimenti in ricerca e sviluppo pari al 3% del PIL; riduzione delle emissioni di gas serra del 20% e pari copertura del fabbisogno di energia con fonti rinnovabili; abbandono scolastico al di sotto del 10%; istruzione superiore per almeno il 40% delle persone di età fra 30 e 34 anni; riduzione di almeno 20 milioni delle persone in condizione di povertà.

Si noti come l’Unione europea, benché molti la pensino cocciutamente dedita all’austerità, non abbia mai perso di vista l’obiettivo di una crescita «intelligente, sostenibile e inclusiva», da conseguire non con formule illusorie, ma agendo nel concreto – con misure europee, nazionali e regionali – sulle carenze strutturali e sulla competitività del sistema economico.

Risultati? Inizialmente confortanti, poi in ripiegamento. Secondo l’ultimo report di Eurostat, al 2015 il tasso di occupazione europeo risulta del 70,1%, quindi 4,9 punti in meno dell’obiettivo. Incidono su questo dato, oltre alla crisi, i cambiamenti nella struttura demografica. Infatti, nonostante la popolazione europea sia in crescita, i bassi tassi di fertilità e la maggiore aspettativa di vita stanno determinando una contrazione della forza lavoro e una quota crescente di persone inattive. Eurostat riferisce di un «declino previsto della popolazione in età lavorativa (tra 20 e 64 anni) di 4,3 milioni di persone entro il 2020»: un’avvertenza di quanto le lente ma inesorabili dinamiche demografiche possano incidere sui parametri economici. Con o senza austerità.

Scostamenti si registrano anche per altri obiettivi: spesa in ricerca e sviluppo al 2% e non 3% del PIL (ma era l’1,85% nel 2008); abbandono scolastico all’11% (anziché meno del 10%); diploma conseguito dal 38,7% dei 30-34enni (anziché oltre 40%); 16% la quota di energia da fonti rinnovabili (e non 20%). Infine, sono ancora 122 milioni in Europa le persone in stato o a rischio di povertà, a fronte di una riduzione sperata al di sotto dei 100 milioni.

Ciò nonostante la Commissione, con la revisione intermedia del 2015, ha confermato la validità della «strategia 2020». Lo stesso anno la Giunta provinciale ha fatto la propria parte, adottando il Programma Operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020, proprio perché «diventa cruciale (anche) per la Provincia innalzare il grado di innovazione del sistema produttivo locale, attraverso il sostegno alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese» puntando sulle idee di business più innovative e su un contesto favorevole, specie per i giovani e le donne.

Nel frattempo, in attesa degli esiti del nuovo bando, le misure provinciali di sostegno all’imprenditorialità hanno suscitato un interesse notevole, forse perfino insperato: nelle tre precedenti edizioni dal 2015 al 2017 sono state ammesse 720 domande (su 867 presentate), per una spesa complessiva di 70 milioni di euro, e un contributo di oltre 24 milioni (34,3%). È il segno di una vitalità potenziale che, ben coltivata, può veramente far rifiorire il giardino delle imprese.

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