Strumento per lavorare: spunti dal testo che guiderà il sinodo sui giovani

Il documento si muove secondo il metodo del discernimento: fa il punto sulla condizione giovanile; la interpreta secondo criteri che colgano gli indizi di futuro che essa racchiude; orienta alcune decisioni che saranno oggetto della valutazione e delle scelte dei padri sinodali

“Prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia”: così si apre l’Instrumentum Laboris per il prossimo Sinodo dei vescovi, che prova a sintetizzare e ordinare il vastissimo materiale raccolto durante il cammino preparatorio al Sinodo, iniziato con l'annuncio del Papa nell'ottobre 2016.

Alla redazione finale si è giunti attraverso un percorso di ascolto molto partecipato. Il documento rappresenta la voce dei vescovi e delle comunità ecclesiali, la voce degli esperti e soprattutto le voci dei giovani: tra le fonti, un questionario on-line che ha raccolto oltre centomila risposte da giovani di tutto il mondo. “È un documento certamente interlocutorio” sottolinea il card. Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo, che “sprona a camminare, a far luce sui problemi e a trovare vie per risolverli”.

Il testo è strutturato in tre parti e riprende le tematiche in forma funzionale rispetto all’andamento dell’Assemblea sinodale del prossimo ottobre, secondo il metodo del discernimento: la I parte, legata al verbo “riconoscere”, fa il punto sulla condizione giovanile; la II parte, orientata dal verbo “interpretare”, offre alcune chiavi di lettura delle questioni decisive presentate al discernimento del Sinodo; la III parte, con l’obiettivo di arrivare a “scegliere”, raccoglie diversi elementi per aiutare i Padri sinodali a prendere posizione rispetto agli orientamenti e alle decisioni da prendere.

Di seguito presentiamo alcuni temi contenuti nel documento, che si può leggere integralmente sul sito web del Sinodo: www.synod2018.va.

LA CHIESA CHE VORREMMO

“Un numero consistente di giovani, provenienti soprattutto da aree molto secolarizzate, non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono un interlocutore significativo per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, poiché sentono la sua presenza come fastidiosa e perfino irritante”. Tale richiesta, si precisa nel testo, “non nasce da un disprezzo acritico e impulsivo, ma affonda le sue radici anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici, su cui i giovani chiedono alla Chiesa di rafforzare la sua politica di tolleranza zero contro gli abusi sessuali all’interno delle proprie istituzioni; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea”. Anche quando sono molto critici, i giovani “desiderano una Chiesa autentica”, chiedono “una comunità trasparente, accogliente, onesta, attraente, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”. Una Chiesa “amica e prossima”, “meno istituzionale e più relazionale”, capace di “accogliere senza giudicare previamente”. Tra le richieste dei giovani più partecipi della vita della Chiesa, ritorna spesso il tema della liturgia, che vorrebbero “viva e vicina”, più capace di comunicare la “gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della nostra fede”, ma che spesso “le comunità cristiane non sembrano in grado di trasmettere”. “Essere realmente a favore dei poveri, avere a cuore la questione ecologica, fare scelte visibili di sobrietà e trasparenza, essere autentica e chiara, e anche audace nel denunciare il male con radicalità non solo nella società civile e nel mondo, ma nella Chiesa stessa”, le altre richieste del mondo giovanile alla comunità ecclesiale.

VOCAZIONE

“Cerchiamo una Chiesa che ci aiuti a trovare la nostra vocazione, in tutti i suoi significati”: giovani credenti, non credenti e di altre religioni testimoniano “il loro desiderio di discernere la loro vocazione nel mondo e nella storia”. Una Conferenza episcopale afferma che è una “debolezza della pastorale” quella di restringere la vocazione solo alla scelta del sacerdozio o della vita consacrata”. “Avendo a cuore tutti i giovani, nessuno escluso, al Sinodo è chiesto di illuminare in maniera convincente l’orizzonte vocazionale dell’esistenza umana in quanto tale”, mettendo le basi per una “pastorale giovanile vocazionale di ampio respiro”, con un’attenzione al discernimento “che non escluda potenzialmente nessuno”. Oltre alla necessità di “risvegliare il fascino della radicalità evangelica nelle giovani generazioni”, avviando “una rinnovata riflessione” sulla vocazione al ministero ordinato e alla vita consacrata, il documento sottolinea anche la necessità di rendere la vocazione della famiglia nella Chiesa “comprensibile per i giovani, all’interno della cultura affettiva in cui sono inseriti”, investendo “energie pastorali” sui percorsi di preparazione al matrimonio e nell’accompagnamento delle giovani coppie. Si riporta l’invito ai padri sinodali a “trovare le vie per aiutare tutti i cristiani a riscoprire il legame tra professione e vocazione in tutta la sua fecondità”, e la richiesta di riflettere sulla condizione dei “single”, in aumento nella Chiesa e nel mondo: “alcune CE si chiedono qual è la collocazione vocazionale di persone che scelgono di rimanere ‘single’ senza alcun riferimento ad una consacrazione particolare né al matrimonio”.

CHI ACCOMPAGNA

Accompagnamento spirituale, psicologico, formativo, familiare, vocazionale: in ognuna di queste forme, l’accompagnamento è fondamentale per i ragazzi. Esso “non è un optional rispetto al compito di educare ed evangelizzare i giovani, ma un dovere ecclesiale e un diritto di ogni giovane”, per “aiutare a discernere” e “contribuire alla formazione della coscienza e della libertà”.

“Un accompagnamento autentico si sforzerà di presentare la vocazione non come un destino prefissato, un compito da svolgere, un copione già scritto”, il monito del testo, in cui vengono descritte nel dettaglio le qualità di chi accompagna i giovani, che deve avere “una solida formazione e la disponibilità a lavorare prima di tutto su di sé sotto il profilo spirituale e in qualche misura anche psicologico”. Solo così, infatti, “potrà autenticamente mettersi al servizio, nell’ascolto e nel discernimento, ed evitare i rischi più frequenti del suo ruolo: sostituirsi a chi è accompagnato nella ricerca e nella responsabilità delle scelte, negare o rimuovere l’emergere della problematica sessuale e, infine, varcare i confini coinvolgendosi in modo improprio e distruttivo con chi sta aiutando nel cammino spirituale”. I giovani della Riunione presinodale aggiungono che “il ruolo di accompagnatore non è e non può essere riservato solo a sacerdoti e religiosi, ma anche i laici devono ricevere gli strumenti per ricoprirlo”.

IL RUOLO DELLE FAMIGLIE

“La famiglia continua a rappresentare un riferimento privilegiato nel processo di sviluppo integrale della persona”, seppur “le difficoltà, le divisioni e le fragilità delle famiglie siano fonte di sofferenza per tanti”. La figura materna è il “riferimento privilegiato” dei giovani, mentre appare “necessaria una riflessione in merito a quella paterna”, la cui “assenza o evanescenza” produce “ambiguità e vuoti che investono anche l’esercizio della paternità spirituale”. Il rapporto tra i giovani e le loro famiglie non è dunque scontato: alcuni giovani considerano le tradizioni familiari come “bloccato nel passato” o “fuori moda” e si allontanano da esse “sperando di essere più originali”; in alcune parti del mondo, invece, “i giovani cercano la loro identità radicandosi nelle tradizioni familiari e sforzandosi di essere fedeli all’educazione ricevuta”. Ai vescovi si chiede di “indagare con maggiore profondità il rapporto tra la cultura giovanile e la morale familiare. Diverse fonti segnalano uno scarto crescente tra di esse; viene tuttavia ribadito da altri che vi sono ancora giovani interessati a vivere relazioni autentiche e durature e che trovano preziose le indicazioni della Chiesa. Matrimonio e famiglia restano per molti tra i desideri e i progetti che i giovani tentano di realizzare”.

LE SFIDE

I giovani sono gli interpreti più sensibili di quelle sfide che segnano le culture del nostro tempo. Il documento cita alcune delle più significative: la concezione del corpo, dell’affettività e della sessualità, gli effetti antropologici del mondo digitale, la delusione delle istituzioni, la “cultura dell’indecisione” a fronte della sovrabbondanza delle proposte…

Sulla questione della sessualità, molte Conferenze episcopali sono del parere che debba essere discussa “più apertamente e senza pregiudizi”. Molti giovani cattolici non seguono le indicazioni della morale sessuale della Chiesa, ma “esprimono comunque il desiderio di continuare a far parte della Chiesa e domandano una maggiore chiarezza a riguardo”; chiedono inoltre “ai responsabili ecclesiali di affrontare in maniera concreta argomenti controversi come l’omosessualità e le tematiche del gender”, su cui loro “già discutono con libertà e senza tabù”.

Il testo parla anche del razzismo, come condizione che molti giovani si trovano a vivere in varie parti del mondo a diversi livelli, affrontando “disuguaglianze e discriminazioni a causa del loro genere, classe sociale, appartenenza religiosa, orientamento sessuale, posizione geografica, disabilità o etnia”. Nelle “società sempre più multiculturali, segnate da fenomeni migratori o dalla presenza di minoranze etniche, culturali o religiose” si chiede anche alla Chiesa “la predisposizione di percorsi che aiutino a combattere i pregiudizi e a superare le diverse forme di discriminazione razziale o di casta”. Nel testo, si citano in maniera specifica le forme di discriminazione che colpiscono le giovani donne, anche in ambito ecclesiale: “Un problema diffuso nella società è che alle donne non vengono ancora riconosciute pari opportunità. Ciò vale anche nella Chiesa”. I giovani si chiedono “dove le donne possono realizzarsi all’interno della Chiesa e della società”, nella consapevolezza che “la Chiesa può affrontare questi problemi con un franco dibattito e una mente aperta a idee ed esperienze diverse”.

L'IMPEGNO POLITICO

“I giovani sono capaci di mobilitarsi, in particolare per cause in cui si sentono direttamente coinvolti e quando possono esercitare un autentico protagonismo e non semplicemente andare a rimorchio di altri gruppi”. Tra i temi a loro più cari, “la sostenibilità sociale e ambientale, le discriminazioni e il razzismo”. Dal questionario on-line emerge che solo una minoranza dei giovani ritiene di “avere possibilità di incidere sulla vita pubblica del proprio Paese: non che non vogliano, ma si trovano con ridotte possibilità e spazi”. “In un contesto di insicurezza e di paura del futuro, i giovani si legano non più alle istituzioni in quanto tali, ma alle persone che, al loro interno, comunicano valori con la testimonianza della loro vita”. La mancanza di “una leadership affidabile, a diversi livelli e in ambito tanto civile quanto ecclesiale”, è molto denunciata dai giovani, secondo i quali “una fragilità particolarmente evidente è generata dal diffondersi della corruzione, piaga che intacca nei fondamenti molte società”.

GIOVANI SANTI

Il documento si conclude con un invito universale a una “santità sempre possibile”, che “matura nel tempo per tante vie impreviste”. Ma “prima di proporla ai giovani siamo chiamati tutti a viverla da testimoni, divenendo così una comunità 'simpatica', come narrano in varie occasioni gli Atti degli Apostoli. Solo a partire da questa coerenza diventa importante accompagnare i giovani sulle vie della santità”. Una Chiesa che viva nella prospettiva della santità (vedi pag. 19) saprà mostrare ai giovani il suo volto giovane ed esercitare su di essi il fascino di ideali grandi.

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