“Rischiare se stessi, come testimoni credibili”

SOMMARIO: Attivo nell’oratorio di Varone, cita Francesco nell’incontro dell’agosto scorso a Roma con i giovani. «Mi immagino una Chiesa che abbia sempre più il coraggio di uscire dalle proprie celebrazioni e dalle proprie strutture, di pietra e clericali, verso piccoli e deboli»

«Nelle fasi preparatorie dell’assemblea di zona mi sembra emerga la consapevolezza della necessità di percorrere assieme strade nuove, con l’entusiasmo e le difficoltà che il nuovo porta sempre con sé».

Il bancario Carlo Tonelli è uno di quelli che per la sua comunità non si mette a fare calcoli. Con sano realismo e senza mai perdere il sorriso.

Tonelli, come giudica l’organizzazione pastorale che si va delineando?

Parte da una necessità “numerica” quale la riduzione dei sacerdoti, ma contiene stimoli significativi sull’opportunità di ripensare il ruolo del parroco e sull’esigenza di coinvolgere concretamente o

risvegliare la responsabilità dei laici. Con nuovi tavoli che riuniscono persone, comunità e territori non sempre contigui, con vissuti, progetti, difficoltà, aspettative diverse.

Guardando alla sua Riva del Garda, in quale tessuto si inserisce la vita della comunità cristiana?

La spiccata vocazione turistica e la diversificazione delle attività economiche presenti hanno reso il territorio molto frequentato, dinamico ed aperto al confronto. Si percepisce certamente una comunità i cui ritmi di vita sono sempre meno scanditi dalle tradizioni e dalle celebrazioni cristiane. Vicino alla frenesia delle attività economiche da gestire e alle chiese sempre meno frequentate, ci sono però giovani e adulti che si mettono in ascolto della Parola, disponibili al servizio, che animano l’associazionismo e il volontariato cattolico e laico in molti ambiti. Questa è una zona dove spesso vengono recepiti in anticipo alcuni segnali o tendenze, ma nella quale si possono anche cogliere, nella penombra, le prime luci di un’alba nuova.

Come la immagina concretamente la presenza di una Chiesa che non solo celebra, ma – come sottolinea il vescovo Lauro – si pensa come presenza di fermento, profezia, futuro? 

Il nostro Vescovo non perde occasione per trasmetterci, con la passione che lo contraddistingue, la bellezza del Vangelo. Da qui parte il suo stimolo a ricercare l’identità di una comunità non più attorno al campanile ma attorno alla Parola. Mi sembra però sia necessario un ulteriore passaggio. Provo a descriverlo partendo da alcuni spunti tratti dalle risposte che Papa Francesco ha dato agli adolescenti e ai giovani nella veglia al Circo Massimo di sabato 11 agosto 2018, alla quale ho avuto anch’io il piacere di partecipare. “Se noi cristiani non impariamo ad ascoltare le sofferenze, ad ascoltare i problemi, a stare in silenzio e lasciar parlare e ascoltare, non saremo mai capaci di dare una risposta positiva. E tante volte le risposte positive non si possono dare con le parole: si devono dare rischiando sé stessi nella testimonianza”.

Ha proseguito confermando “dove non c’è testimonianza non c’è lo Spirito Santo”, ed ancora “il clericalismo, che non è solo dei chierici, è una perversione della Chiesa” e “la Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo”.

Mi ritrovo molto in queste affermazioni non urlate ma molto chiare del nostro Papa, e mi immagino una Chiesa che abbia sempre più il coraggio di uscire dalle proprie celebrazioni e dalle proprie strutture – di pietra e clericali – per testimoniare e rendere credibile il Vangelo, dove al centro troviamo i piccoli, i poveri e i deboli di ogni tempo: bambini, adolescenti e giovani; i numerosi bisognosi residenti seguiti dalla Caritas; i richiedenti asilo; gli ammalati e gli anziani.

Lei è una delle anime dell’oratorio di Varone e dell’associazione NOI. Oggi l’oratorio ha senso a quale condizione? 

Se si condivide l’idea di Chiesa “in uscita”, l’oratorio oggi diventa centrale per provare a percorrerla. E' luogo di aggregazione inclusivo, nel quale si possono incontrare persone che non frequentano o appartenenti ad altre religioni, ma che condividono gli stessi valori alla base di una comunità.

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