Frutti di mora colpiti da eriofidi

Il polisolfuro di calcio riesce ad eliminarli, ma non è autorizzato. La deroga deve essere chiesta dalla ditta produttrice

Affrontiamo l’argomento su sollecitazioni ripetute di Luciano Mattivi, titolare di un’azienda che produce fragole e piccoli frutti tra Baselga di Pinè e Montagnaga e presidente della cooperativa Aurorafruit che conta una ventina di soci di cui dieci in Trentino e altrettanti in provincia di Verona. Questo il messaggio pervenutoci: ”Questo piccolo ragnetto appartenente all’ordine degli acari, famiglia eriofidi, sverna tra le perule delle gemme. In primavera migra sui germogli per nutrirsi e riprodursi. A seguito delle sue punture le drupeole che compongono la mora rimangono rosse e non riescono a colorarsi di nero. Il frutto perde valore commerciale. Il danno è particolarmente grave sulle varietà a maturazione tardiva, perché il picco di popolazione dell’eriofide si ha a fine estate-inizio autunno. Alcuni anni fa con Alberto Grassi della Fondazione Mach abbiamo cofinanziato una prova sperimentale in cui si evidenziava che i normali acaricidi non avevano nessun effetto, mentre siamo riusciti ad eradicare completamente il parassita con un prodotto utilizzato addirittura in agricoltura biologica su pomacee, drupacee e vivai di fruttiferi e vite”. Alla segnalazione il presidente di Aurorafruit ha allegato il fac-simile dell’etichetta del Polisolfuro di Calcio Polisenio, fungicida in formulazione liquida prodotto e commercializzato da Polisenio srl via S. Andrea 12 Lugo (Ravenna).

Leggendola con attenzione, si apprende che il prodotto è efficace contro ticchiolatura, oidio, monilia e bolla del pesco. Manca l’impiego come insetticida e acaricida. Per questo motivo il suo impiego contro l’eriofide è vietato.

Scrive a questo proposito Luciano Mattivi: “La strada è quella di richiedere un utilizzo eccezionale per tre mesi, procedura che è prevista dal Ministero dell’Agricoltura per far fronte ad emergenze fitosanitarie”. Questa possibilità ci è stata confermata da più fonti, compresi la direttrice dell’Ufficio fitosanitario della Provincia di Trento Lorenza Tessari e Renato Martinelli che fa parte dello staff del dirigente del Servizio agricoltura Fabrizio Dagostin e rappresenta la Provincia in seno alla commissione ministeriale che si occupa di disciplinari di produzione integrata e dell’applicazione del Piano di azione nazionale (PAN). Abbiamo così appurato che la domanda di deroga (passaggio da anticrittogamico a insetticida ed estensione del campo di impiego alla mora) deve essere presentata dalla ditta produttrice del polisolfuro di calcio Polisemio. Roberta Casadio, dell’Ufficio tecnico della Polisenio s.r.l. si è detta disposta ad inoltrare la domanda. Meglio se al Trentino si affiancheranno anche altre regioni italiane. Il percorso che sarà senz’altro sostenuto dall’Ufficio fitosanitario di Trento, come afferma la responsabile Lorenza Tessari, non sarà facile. Alberto Grassi, tecnologo della Fondazione Mach, ha infatti costatato che il polisolfuro, agendo per contatto, elimina oltre agli eriofidi anche gli acari predatori degli eriofidi.

A questo punto ci sentiamo in dovere di riportare anche le critiche che Luciano Mattivi a nome dei propri associati muove sia all’Ufficio fitosanitario sia alla Fondazione Mach. Dice Mattivi: “L’Ufficio fitosanitario di Trento dovrebbe, come fa da sempre quello di Verona, riunire periodicamente i produttori per assumere informazioni e segnalazioni su problemi attinenti alla difesa fitosanitaria e aiutarli a risolverli. In provincia di Trento non si capisce bene chi debba farsi carico di queste istanze. Non è escluso che l’Ufficio fitosanitario abbia delegato ad altri questa ed altre funzioni istituzionali.”

La responsabile dell’Ufficio fitosanitario fa innanzitutto notare che il personale che vi fa capo è ridotto a poche unità. Insufficienti per fare fronte ad un carico di incombenze notevoli e multiformi. E’ vero che alcuni compiti li deve delegare alla Fondazione Mach, ma ciò non significa rinunciare a prendere i dovuti provvedimenti ad incarichi delegati conclusi. Aurorafruit imputa alla Fondazione Mach di “non essere sollecita ad intervenire con i propri tecnici (Servizio di trasferimento tecnologico in particolare) quando compaiono nuove specie di insetti e altri fitofagi invasivi. Lavorare per progetti e pretendere che l’utenza concorra alla copertura delle spese è contrario ai motivi fondanti dell’Ente di diritto privato ma totalmente finanziato dalla Provincia”. Altro errore di impostazione imputato alla Fondazione Mach:” Non adoperarsi con determinazione per ottenere la deroga al divieto di importare insetti ausiliari attivi contro Drosofila e Cimice asiatica”.

Un dibattito aperto sarebbe a nostro avviso utile, purché orientato al raggiungimento di decisioni e modifiche risolutive per coinvolgere pacificamente tutti i soggetti interessati.

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