Migrazioni, la forza dei numeri

I numeri non mentono. Lo conferma la nuova edizione del Dossier statistico immigrazione 2018, realizzato dal Centro studi Idos in collaborazione con il Centro studi Confronti e la collaborazione dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). La 28a edizione del Dossier è stata presentata in contemporanea in numerose città italiane. A Trento se ne è fatto carico il Cinformi – Centro informativo per l’immigrazione della Provincia Autonoma di Trento, bersaglio di pesanti critiche nel corso della campagna elettorale per l’elezione del nuovo Consiglio provinciale, che si è conclusa da poco con il nitido successo della Lega Salvini Trentino.

Il Dossier offre un’analisi organica delle migrazioni approfondendone vari aspetti: il contesto internazionale; i flussi migratori e la presenza di immigrati e rifugiati in Italia; il mondo del lavoro; i diversi livelli di inserimento sociale; i contesti regionali.

I numeri non mentono e permettono di sfatare alcuni luoghi comuni riferiti al fenomeno migratorio. Il primo: l’immigrazione in Italia rappresenta un’emergenza. Falso: è piuttosto un fenomeno strutturale, e i dati riportati nel Dossier lo dicono chiaramente. Il secondo: l’Italia è invasa dagli stranieri. Falso. Innanzitutto, la grandissima parte di quanti sono costretti a lasciare la loro casa a motivo di guerre o perché ridotti alla fame e senza alcuna prospettiva rimane all’interno del territorio nazionale (si tratta cioè di sfollati interni) o al più si sposta nei Paesi limitrofi; e poi – il Dossier lo mostra in modo evidente -, contrariamente a quanto comunemente si crede, nel mondo l’accoglienza dei rifugiati pesa in misura massiccia sui Paesi in via di sviluppo: i primi tre sono, nell’ordine, Turchia, Pakistan e Uganda; se invece consideriamo l’incidenza dei rifugiati sulla popolazione residente, il primato spetta al Libano, seguito dalla Giordania e dalla Turchia. L’Italia non è il Paese con il più alto numero di immigrati né quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo: nel 2017 i residenti stranieri – dati Istat – erano 5.144.000, un numero pressoché stabile dal 2013. In Europa l’Italia è preceduta dalla Germania (9,2 milioni) e dal Regno Unito (6,1 milioni). E se guardiamo all’incidenza dei cittadini stranieri sul totale della popolazione, con l’8,5% di stranieri su una popolazione di poco inferiore a 60 milioni e 500 mila, l’Italia si piazza non solo dietro Germania e Regno Unito, ma anche alle spalle di diversi Paesi più piccoli, tra cui Cipro, Austria, Belgio e Irlanda. Gli stranieri in Italia provengono da 200 Paesi del mondo (nella metà dei casi si tratta di un Paese europeo), sono per il 52% donne. Le comunità più numerose sono la rumena, l’albanese e la marocchina.

Questi i numeri. La percezione del fenomeno invece è ben diversa. L’Istituto Cattaneo rileva che gli italiani sono i cittadini europei con la percezione più lontana dalla realtà riguardo il numero di stranieri che vivono nel Paese. L’Italia, afferma la Commissione parlamentare “Jo Cox” sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, è il Paese al mondo con il più alto tasso di disinformazione in materia di immigrazione.

Quanto ai migranti forzati, l’Unhcr – l’Agenzia Onu per i Rifugiati – stima in 354.000 i richiedenti asilo e titolari di una qualche forma di protezione internazionale presenti in Italia: lo 0,6% della popolazione, in linea con la media comunitaria, mentre il numero assoluto ci colloca al terzo posto nell’Unione Europea dopo la Germania e la Francia. E la quasi chiusura della rotta del Mediterraneo ha ridotto fortemente gli arrivi via mare: nei primi 9 mesi del 2018 sono stati 21.000 i migranti forzati sbarcati in Italia, con un crollo del 90% rispetto allo stesso periodo del 2017. Si è drasticamente ridotto anche il numero dei minori non accompagnati. Ma la forte riduzione degli arrivi ha avuto un prezzo: un “aumento vertiginoso dei morti in mare”, ben 1728 in tutto il Mediterraneo tra gennaio e settembre 2018 (ma 3 su 4 nella sola rotta tra Libia e Italia). Cifre, sottolinea il Dossier, che rendono “ancora più prezioso il progetto pilota dei corridoi umanitari” (nell’accoglienza, vale la pena rimarcare che anche l’Arcidiocesi di Trento si è spesa, ospitando profughi dalla Siria).

Veniamo al Trentino, dove i residenti stranieri nel 2017 sono 46.929, con una incidenza dell’8,7% sulla popolazione totale. Le prime comunità fra gli stranieri residenti sono originarie di Romania (22%), Albania (11,9%) e Marocco (8%). I principali motivi dei permessi di soggiorno sono nell’ordine famiglia (48,1%), lavoro (23,4%) e protezione internazionale (21,3%). In tema di asilo, all’11 ottobre 2018 sono 1.449 i richiedenti/titolari di protezione internazionale accolti in Trentino, alloggiati in 72 comuni sul territorio provinciale. Le prime nazionalità di provenienza sono Nigeria, Pakistan, Mali, Gambia, Senegal, Ghana, Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh e Togo (dati Cinformi).

In quest’epoca di mistificazione e strumentalizzazione, anche politica, delle migrazioni, la lettura del Dossier statistico immigrazione appare quanto mai opportuna.

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