Nel mondo 378 conflitti dimenticati, il rapporto Caritas

Sono 20 le guerre ad elevata intensità, coinvolgono 15 Paesi

Nel corso del 2017 i conflitti nel mondo sono stati 378, la maggioranza dei quali "dimenticati". Di questi, 20 sono guerre ad elevata intensità che coinvolgono 15 Paesi. Nel 2014 erano 409 (-7,6%). Eppure tra la popolazione italiana c’è una sorta di amnesia (o ignoranza?) sull’esistenza di tutte queste situazioni drammatiche. È quanto emerge dalla sesta edizione del rapporto di Caritas Italiana sui conflitti dimenticati nel mondo, pubblicata dal Mulino, con la collaborazione di Famiglia Cristiana, Avvenire e ministero dell’Istruzione (Miur). Il Rapporto è stato presentato a Roma in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

“Il numero di guerre ad elevata intensità nel 2017 non coincide con il numero di Paesi in guerra – precisa Walter Nanni, responsabile dell’Ufficio studi di Caritas italiana -, dato che presso uno stesso Paese possono essere presenti più fronti di guerra. Si pensi ai casi della Siria (3 diversi fronti di conflitto) e di Nigeria, Sud-Sudan e Repubblica Democratica del Congo Sudan (con due distinti fronti di guerra per ciascun Paese)”. “Nel corso del 2017 sette conflitti hanno conosciuto una escalation, trasformandosi in guerre ad alta intensità (quattro di questi nella sola Africa sub-sahariana)”, aggiunge Nanni.

Questa edizione 2018 si concentra su armi e armamenti. Secondo un sondaggio demoscopico Swg sulla popolazione italiana, metà degli intervistati (60% tra i giovani) sarebbe favorevole a limitare la produzione italiana di armi, evitando soprattutto di esportare armi laddove c’è guerra; poco meno di un terzo ritiene che si tratti di un tipo di industria che andrebbe soppressa e riconvertita in altri tipi di produzione. Un quinto della popolazione ritiene invece giusto produrre armi.

La maggioranza degli studenti (61,3%) ritiene giusto accogliere, a certe condizioni, le persone che fuggono dalla propria terra, in fuga dalla guerra. Il 28,2% ritiene in ogni caso giusta l’accoglienza. Un ragazzo su dieci non ritiene giusto, in alcun caso, accogliere le persone in fuga dalla guerra.

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