Come Maria

Mic 5,1-4;

Sal 79;

Eb 10,5-10;

Lc 1,39-48

La scena descritta da Luca nel brano del Vangelo della quarta domenica di Avvento è commovente. Tutto avviene in un villaggio sconosciuto sulle montagne della Giudea. Due donne incinte si incontrano e trascendono di gioia. Non ci sono uomini: Zaccaria è diventato muto e Giuseppe è sorprendentemente assente. Sono le due donne, Maria ed Elisabetta, le uniche protagoniste. Ed esse raccontano la grandezza e la bontà di Dio che le ha scelte. Maria sta per diventare la madre di Gesù; ecco perché era impossibile per i primi cristiani, ed è impossibile per noi, staccare Maria da Gesù. Lei è la madre del nostro Signore e Salvatore, ed è la prima credente, il modello di tutti coloro che credono. Da quando l’angelo Gabriele le ha portato l’annuncio, pur tra momenti difficili, in mezzo a sofferenze indicibili e persino senza comprendere quello che stava avvenendo, ha saputo custodire ogni parola nel suo cuore, l’ha meditata e l’ha messa in pratica. Maria offre a tutti la salvezza di Dio, che ha accolto nel proprio Figlio. Questa è la sua grande missione e il suo servizio. Secondo il racconto di Luca, Maria evangelizza non solo coi suoi gesti e le sue parole, ma portando ovunque va Gesù per donarlo a un’umanità stanca, affaticata, o prepotente e violenta. Dio ha avuto bisogno di lei, e lei ha messo a disposizione se stessa, non un tempio grandioso, dove Dio sarebbe diventato prigioniero. Maria ha messo a disposizione il suo grembo perchè attraverso di lei e con lei Dio potesse incontrare ogni uomo, ogni sofferenza, ogni situazione di gioia. Per essere concreti il nostro Dio non tratta i poveri come «sporcizia» che deturpa il decoro dei centri storici delle nostre città; non usa le ruspe perché i rom hanno cultura e modi di vivere troppo diversi dai nostri, odorano di malavita; non lascia nella disperazione chi è senza lavoro, chi non arriva alla fine del mese; ascolta il grido dei bambini abbandonati o stremati che nei Paesi impoveriti sono gli invisibili schiavi di oggi… La madre di questo Dio «non fu neutrale. Ha preso posizione cioè. Dalla parte dei poveri naturalmente. Degli umiliati e offesi… Dei discriminati dalla cattiveria umana e degli esclusi dalla forza del destino. Di tutti coloro insomma che non contano nulla davanti agli occhi della storia» (Tonino Bello). Maria è la Madre di Gesù e Gesù è un Dio debole, non è onnipotente, nella sua missione non soverchierà nessuno, si porrà con delicatezza al fianco di tutti. Maria è portatrice di gioia. Il suo saluto comunica la gioia. È lei che ha ascoltato per prima l’invito di Dio: «Rallegrati… il Signore è con te». E con il suo atteggiamento di servizio e di aiuto a quelli che ne avevano bisogno ha sempre donato gioia. Basta leggere e assaporare la forza che promana dalle parole del Magfnificat. In quel canto è riassunta la nostra fede: lì ci vien detto che aver fede per i cristiani significa prima di tutto non essere preoccupati o angosciati per fare ciò che piace a Dio, ma saper gioire per quello che Dio fa per noi: ha dato se stesso, ci prende sul serio e ci ama.

«Prima che un essere capace di amare, Dio, facendo me ha voluto fare un essere capace di ricevere il suo amore. Prima che per amare sono fatto per essere amato». (Pietro de Marchi)

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