Fabio Depaoli: “Quando arrivi in serie A ti ricordi da dove sei partito”

Sul campetto del Santissimo di Trento, Fabio Depaoli, giocatore del Chievo si è lasciato intervistare dai bimbi del settore giovanile dell'Invicta Duomo. “Ho iniziato come voi, su un campetto come questo…”

C'era una volta un campetto, i primi scarpini con i tacchetti che all'inizio sembrano così stretti, le corse dietro a un pallone, i primi gol… Cominciano così, le storie di tanti bimbi che scorrazzano su quel rettangolo di gioco e cercano di emulare i loro campioni sognando, un giorno, di giocarci assieme oppure di fronteggiarli come avversari.

È iniziata così anche la carriera di Fabio Depaoli, classe 1997, che ha mosso i suoi primi passi nella Trilacum per poi proseguire nel settore giovanile del Chievo. E proprio in maglia gialloblu esordire in serie A, il 12 marzo 2017, entrando nelle ultime battute di gioco della partita contro l'Empoli.

Fabio si è raccontato la scorsa settimana ai piccoli calciatori dell'Invicta Duomo che, sul campo di casa del Santissimo a Trento, lo hanno intervistato con curiosità e semplicità. “Giocare in serie A è il sogno di ogni bambino e quando ci arrivi ti ricordi da dove hai iniziato. E io ero proprio come voi…”, ha raccontato loro, non senza emozione, Depaoli. “Ho avuto la fortuna di essere notato da mister Rolando Maran che mi ha portato subito con i grandi; altri miei compagni della Primavera giocano in B e in C. L'esordio in campionato è stato fantastico ma ancora di più indossare la maglia della nazionale: è passato più di un anno ma se ci penso mi vengono ancora i brividi…”.

Da quel 5 ottobre 2017 – una “prima” azzurra, quella contro l'Ungheria, resa ancora più speciale dal gol segnato – Fabio di strada ne ha fatta. Tanto che, alla prima di campionato, quest'anno, ha avuto l'onere ma anche l'onore di marcare Cristiano Ronaldo. Uno che ha vinto, tra l'altro, 5 Palloni d'oro e altrettante Champions League. “Certamente il più forte giocatore contro cui io abbia mai giocato, tra l'altro mio grande idolo”, racconta. “Come è andata? Pensavo peggio, ma per fortuna lui doveva ancora entrare in forma…”, scherza con i piccoli intervistatori che ascoltano con grande attenzione i suoi racconti.

Assieme a loro anche alcuni allenatori del settore giovanile, sul quale, da sempre, la società cittadina la cui prima squadra rifondata da pochi anni milita in Prima categoria, punta con grande convinzione. “Dovete riuscire a far divertire i ragazzi, le cose si fanno meglio se c'è un po'di spensieratezza”, consiglia loro il promettente laterale clivense che poi parla anche del rapporto che c'è tra giocatori e mister. “Noi ci alleniamo tutta la settimana duramente con un obiettivo ed è chiaro che stare in panchina non fa mai piacere a nessuno. Ma le scelte non si discutono!”.

C'è tempo anche per un pensiero speciale alla famiglia, quei suoi primi tifosi che lo hanno sostenuto nella scalata che ogni bambino sogna di portare a termine. Arrivando più in alto possibile. “Per noi è ancora un sogno, è sempre nostro figlio, ci fa strano ancora vederlo in tv, vicino ai grandi campioni. E poi l'esordio in nazionale…”, racconta la mamma, con un po' di naturale commozione. “Sì ma non metterti a piangere adesso…”, le dice il figlio in un simpatico siparietto.

C'è tempo ancora per qualche autografo, le foto di rito, e l'immancabile motto invictino che i piccoli calciatori fanno al termine di ogni allenamento e vogliono insegnare anche a Fabio. Tutti insieme al centro del campo, una mano sull'altra. Poi il coro: “Chi si diverte non perde mai!”.

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