I cantori più fedeli

A Cembra, dove già nel 1675 il cappellano don Michi insegnò i canti della stella, sono gli adulti a visitare il paese come Magi e pastori

Non tutte le riprese della tradizione riescono a conservare lo spirito originario. Talvolta, possono svuotarsi dell’ispirazione sorgiva oppure farsi contaminare da mire di promozione turistica. A Cembra anche quest’anno non sono state predisposte locandine pubblicitarie per annunciare il passaggio dei cantori della stella. Loro erano pronti, la gente li aspettava già nei rioni del paese.

E anche se non c’è stata la Messa della vigilia, re magi e pastori si sono ritrovati alle 19 del 5 gennaio, puntuali come ogni anno, come hanno imparato dai loro nonni, fin dai tempi della Grande Guerra. La stella di carta, con luce fioca tenuta viva da due pile e dalle voci di alcuni cantori, si era spenta al secondo conflitto mondiale. Ma a fine anni Settanta, un gruppo di adulti, fra i quali alcuni emigrati rientrati in valle dalla Svizzera, ha riacceso l’animazione della “canta” costituendosi poi nel 2000 come gruppo “Tradizioni cembrane”: molti cantano nel coro parrocchiale, per una sera senza maestro perché i canti s’intonano “a cappella”, come se a dirigere fosse proprio la fedeltà alla tradizione.

“Dei canti della stella a Cembra si parla ancora nel 1620 perché nel nostro paese – spiega uno dei pionieri, Giorgio Nardon – fu cappellano quel don Giambattista Michi che ebbe il merito di raccogliere e poi diffondere i brani della tradizione natalizia”. Ecco l’invito “O Angeli belli…”, che è uno dei due brani originali di Cembra, armonizzato da Gottardi nel 1959, assieme alla dolce ninna nanna “Dormi dormi”, ancora più antica.

Ogni tappa, un presepe. In località “Campagna rasa”, alla partenza, ecco la capanna dello scultore Mario Stinfl, apprezzato dai bambini della seconda media, mentre quella allestita del rione Piaggi è curiosamente abbinata a vigneti degradanti, più cembrani che palestinesi. Una sosta fuori programma merita il giardino di Arturo Zanotelli, 98 anni, il patriarca del paese, rimasto vedovo da poco: esce per qualche minuto di casa e accoglie il dono di risentire ancora la colonna sonora dell’infanzia: “Noi siamo i tre re dell’Oriente…”

S’accendono intorno le finestre, dai volti escono bicchieri di thè caldo , brulè e dolcetti per mitigare il vento sferzante. Non cedono i cantori, compunti fino alla distante frazione di Fadana. Più immedesimati degli altri, i tre magi impersonati questa sera da Giuseppe Micheli, Diego Raiteri ed Emil Gottardi. “Mi ricordo quando dovevamo impiegare un bel po’ di tempo per engranizar il viso del re di colore nero”, osserva con il verbo dialettale più adatto la signora Agnese Nardon che con il marito Franco ha curato anche gli ultimi costumi dei Mag: “Per il riempimento dei loro tre copricapi – svela una curiosità – abbiamo anche riciclato una scatola di panettone e alcuni tubi flessibili”. Ai manici istoriati dei pastori, uno più bello dell’altro, pensano gli artigiani locali.

E al futuro? Ha 13 anni il più giovane dei cantori, il pastorello Sebastiano, che conduce tre disciplinate caprette, mentre Lorenzo, 16 anni, si è caricato sulla schiena nella craizera (la tipica gerla) una batteria d’auto per alimentare le luci della cometa, guida per il cammino. A loro e alle nuove generazioni cembrane il compito di non esaurire il valore genuino di questa tradizione che in tutto il Trentino vede mobilitati oltre 300 ragazzi tra Natale e l’Epifania. Insieme agli adulti di Cembra, molti hanno ricevuto il 27 dicembre in Duomo il mandato del vescovo Lauro – su invito del Servizio Catechesi e del Servizio Missioni della diocesi – per condividere l’annuncio del Natale, anche in solidarietà. Le offerte raccolte vanno infatti destinate all’infanzia missionaria.

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