Manovra sulla pelle dei pensionati

Contestato il blocco delle rivalutazioni rapportate all’inflazione, che riguarda le pensioni sopra i 1.500 euro lordi (poco più di mille euro netti al mese)

Una conferenza stampa promossa dai sindacati dei pensionati trentini (Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati), presso la sede della Cisl – lunedì 7 gennaio – ben organizzata, precisa nei dati e circostanziata nella denuncia, ampia. Tamara Lambiase della Cisl non ha usato mezze parole: quello intrapreso dall’attuale governo è l’ennesimo tentativo di far cassa sulla pelle dei pensionati. Il blocco della perequazione deciso in sede di Legge di stabilità (la più importante legge dello Stato votata in fretta e furia a fine anno senza nessun dibattito parlamentare con la scusa che incombeva l’esercizio provvisorio) produce danni sulla pelle dei pensionati che non possono in alcun modo – ha ribadito Lambiase – essere classificati come “categoria privilegiata”. E non si tratta di pochi spiccioli, come è stato detto in modo sbrigativo (e con spregio), ma di un danno considerevole, tenuto conto che per molti anziani –con l’avanzare dell’età – si fanno più impellenti, purtroppo, e più gravose spese per cure mediche e farmaci indispensabili per la tutela di quel diritto fondamentale che è il diritto alla salute. Anche 5 euro per molti pensionati sono una cifra ragguardevole!

E’ pur vero che il blocco delle rivalutazioni rapportate all’inflazione riguarda le pensioni che superano i 1500 euro. Ma, si badi bene, 1500 euro lordi! E non si dica che con poco più di mille euro netti al mese si viva da nababbi! Questo dato è stato ribadito con forza anche da Ruggero Purin della Cgil e da Claudio Lucchini della Uil.

“E’ un evidente danno economico per tutta la famiglia”, non solo per la singola persona della pensionata e del pensionato (tenendo conto pure che le donne percepiscono molto meno, in media, dei pensionati uomini, altra discriminazione e nessuno se ne cura), perché è evidentissimo che oggi i nonni, gli anziani, i “vecchi” sono un formidabile puntello di un welfare che patisce da diversi anni colpi di ogni sorta, in quantità e in qualità. Non solo: i pensionati sono in molti casi custodi di una comunità, costituiscono la spina dorsale in molti ambiti del volontariato sociale. E’ veramente offensivo – è stato detto da parte di Lambiase, Purin e Lucchini – che si faccia cassa a livello nazionale per 2 miliardi e 300 milioni sulla vita quotidiana di molti che fanno fatica ad arrivare a fine mese, e questo solo per coprire promesse elettorali esorbitanti e campate per aria.

In Trentino vengono colpiti da questa decisione, ritenuta profondamente iniqua, circa 52.700 persone su un totale complessivo di 138mila pensionati che vivono nella nostra provincia con un “risparmio” equivalente a 7 milioni di euro. Questo dato porta all’evidenza anche che molte pensioni non arrivano a mille euro al mese e un numero non trascurabile è addirittura sotto i 500 euro al mese, cifre che non permettono alcun decente tenore di vita, se non attingendo di continuo ai risparmi messi da parte in tutta una vita.

I sindacati confederali dei pensionati sono chiaramente per un pieno diritto di cittadinanza di tutti a partire dai settori più svantaggiati e più deboli. A cominciare dagli 8500 anziani non autosufficienti che hanno bisogno di cure e assistenza 24 ore su 24 e il cui numero è destinato a salire con l’allungamento della speranza di vita. Ecco allora che sono state dette parole fin troppo dimenticate e desuete: come la necessità di una diversa politica fiscale che punti maggiormente sulla redistribuzione della ricchezza nazionale (anche in Italia i ricchi sono diventati sempre di più ricchi negli ultimi anni mentre i poveri si sono impoveriti e per molte famiglie – è risaputo – basta una spesa imprevista per essere impossibilitati a farvi fronte). La progressività che è un faro orientativo, e non un tecnicismo, è stata inserita nella nostra Costituzione per ottenere una giustizia sociale che non è niente affatto una mera chimera, ma un obiettivo che deve essere conseguito con forza e con determinazione.

I sindacati dei pensionati sono per un patto generazionale – una ricucitura tra diverse fasce d’età – che tenga conto che sono i giovani i più penalizzati, perché non sanno se un domani avranno la pensione e quale sarà, sono i nostri ragazzi e ragazze i più sfavoriti da questo modello di sviluppo miope che guarda solo all’oggi, incapace di sguardi lungimiranti.

I pensionati tutti non hanno nessuna intenzione di starsene zitti, si faranno sentire: le tre sigle hanno programmato una riunione degli attivi unitari mercoledì 16 gennaio alle 10 nella Sala Rosa del Palazzo della Regione a Trento. Sarà l'occasione per discutere i contenuti del provvedimento, ma soprattutto per decidere quali azioni intraprendere. Non è tollerabile – hanno detto i sindacati – un livello di disinformazione e false notizie come quelle che circolano e che vanno contrastate con forza.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina