Parole chiave per uno sviluppo sostenibile

A Trento Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Alla politica e ai giovani l'invito ad “alzare lo sguardo”

Portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Enrico Giovannini, già ministro del Lavoro per dieci mesi nel governo Letta e docente all’Università di Roma è intervenuto a Trento giovedì 10 gennaio per parlare di “Utopia sostenibile” (tema del suo ultimo libro) in un'Aula Kessler di Sociologia gremitissima.

“Abbiamo davanti un futuro non semplice – come umanità -, un futuro da cambiare proprio perché possiamo ancora avere un futuro”. In genere si pensa che il nostro futuro sia eterodiretto, che non dipende da noi, psicologicamente siamo portati a pensare di non poter influenzare il futuro. Abbiamo una visione di corto respiro – ha insistito Giovannini -, a tal punto che l’arrivo di 10 migranti mette a rischio le sorti del Governo; che 49 migranti l’Europa ha rischiato di non potersi permettere il lusso di ospitarli! L’Europa di quasi 500 milioni di abitanti!

Il nostro Governo ha presentato a Bruxelles il “Piano Energia Clima” – fondamentale per le future politiche di sviluppo perché contiene le decisioni economiche, sociali e ambientali dei prossimi anni – e nessuno sa che cosa contenga! Ecco perché questo futuro non è nelle nostre mani.

Giovannini ha rivolto un appello pressante alla politica e ai giovani (numerosissimi e attenti, vorrà pur dire qualcosa) ad alzare lo sguardo, ad avere uno sguardo lungo e lungimirante. E' quello che fa AsviS, che raggruppa ben 220 soggetti (associazioni, gruppi, fondazioni) per riprendere in mano l’utopia di poter cambiare il mondo. “La storia parlerà di noi, e non necessariamente in bene!”.

Per Giovannini ci troviamo di fronte una sorta di cerbero-mostro – una figura carica di incognite e che può mettere paura. “Le persone oggi sono spaventate, non c’è dubbio”. Sono le migrazioni, l’automazione e la povertà, un futuro di povertà, che spaventa principalmente. Sono paure molto occidentali… quell’Occidente che prima se la godeva e si dimenticava di un mondo impoverito che ha creato e che ora bussa e preme urgentemente alle porte della “fortezza-Europa”.

I ricchi della Silicon Valley ordinano bunker in Nuova Zelanda temendo attacchi nucleari, rifugi in cui ripararsi ed essere protetti!

Le cose non evolvono più in modo lineare – osserva Giovannini -, inutili le semplificazioni quando prevale la complessità. Gli studiosi dell’Ocse prevedono per i prossimi anni un andamento del Pil europeo che non supererà l’1,75%: significa che l’economia non riprende, che ci sono 120 milioni di europei a rischio esclusione sociale.

Aumenteranno, anziché attenuarsi, le diseguaglianze; le nuove tecnologie fanno irruzione e con ciò ben il 40% dei lavori cambieranno per forza. Ecco perché serve attrezzarsi a questi cambiamenti. A cominciare, per dire, dal fatto di riconoscere che le spese in ricerca e sviluppo non sono costi ma investimenti; che la formazione permanente è un investimento per il futuro.

Ogni volta che il mondo ha fatto un grande cambiamento – ha osservato lo studioso – abbiamo allargato il concetto del “noi” ed oggi siamo tutti noi a dover fare un salto in avanti, in mentalità e in azioni concrete, a partire dal vivere quotidiano (dal rispetto per gli altri, ad una corretta raccolta differenziata). Mentre spunta spontanea la tentazione della retrotopia (tornare al passato, ad un mondo “chiuso”, consolante e consolatorio), occorre sciogliere nuovamente le vele al vento di una nuova Utopia, che significa investire sulle nuove generazioni, pensare a loro, ai giovani, innanzitutto e prima di tutti, al mondo che verrà.

Ecco allora, per Giovannini, alcune parole-programma su cui insistere, pena soccombere.

Integrazione: che nessuno resti indietro, che ogni bambino possa e debba andare a scuola, la ricerca sulle malattie per debellarle, ed è possibile. Universalità, nel senso che i diritti o sono per tutti o non valgono per nessuno. Partecipazione, come il lavoro gratuito che le api svolgono per l’impollinazione, e su questo non si parte certamente da zero, basti osservare il vasto e variegato – mirabile, ammirevole – mondo del volontariato, dalla protezione civile alla costellazione di associazioni che si prestano per il “bene comune”. La pace, la visione del futuro, la fiducia. Da qui bisogna ripartire con rinnovato slancio.

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