Val di Gresta, irrigazione da potenziare

La creazione di due grandi invasi d’acqua consentirebbe un sostanziale salto di quantità e qualità dell’orticoltura. I costi sono elevati, ma è previsto un consistente contributo pubblico

C’erano più di cento persone nella sala convegni della casa anziani di Ronzo-Chienis ad ascoltare l’illustrazione da parte dell’ing. Matteo Giuliani dello studio tecnico trentino “Progetto Ambiente” di una serie di proposte mirate al miglioramento dell’utilizzo dell’acqua in Val di Gresta. Non solo a scopo irriguo, ma anche per potenziare e riqualificare l’acquedotto che alimenta gli abitati di Ronzo e di Chienis. Peccato che ad ascoltare fossero quasi esclusivamente addetti ai lavori: agricoltori e amministratori pubblici, oltre ai rappresentanti dei cinque Consorzi di Miglioramento fondiario operanti in valle: Ronzo-Chienis, Pannone, Nomesino, Manzano, Valle S. Felice.

Limitandoci al settore agricolo (orticoltura, viticoltura e piante officinali), diciamo che il contenuto dello studio elaborato dal professionista è si rivolto alla situazione attuale delle coltivazioni e dell’irrigazione, ma è mirato soprattutto al futuro. Quando, a seguito del cambiamento climatico, la disponibilità di acqua potrebbe scarseggiare o essere disponibile entro tempi ristretti.

L’obbiettivo da aggiungere nel medio periodo è l’allargamento della superficie di terreno coltivato ad ortaggi a 370-400 ettari al posto degli attuali 250. L’orticoltura potrebbe trarre grossi  vantaggi da una disponibilità di acqua continua e distribuita sull’intero territorio. In termini di quantità, ma soprattutto di qualità: gamma ampliata di specie e varietà di ortaggi coltivati, possibilità di seconde produzioni nella stagione e sullo stesso terreno, maggiore valore nutraceutico dei prodotti.

Lo studio elaborato da “Progetto Ambiente” propone di creare due bacini di accumulo, uno in località Pozze a monte di Ronzo-Chienis. L’altro nella zona di Naranch  (ad 1  Km. da Pannone) aventi capacità di 75 mila e 50 mila metri cubi. Costi previsti : da 6,3 a 7,5 milioni di euro per l’alta Valle, circa 4,5  milioni di euro per Pannone e paesi sottostanti.

E’ stato detto nella serata di presentazione che la creazione di invasi di acqua irrigua è tra le priorità programmatiche della Provincia. Si è parlato di un contributo pubblico pari al 90% dell’investimento. Nel caso della Valle di Gresta, a fronte di un investimento di 12 milioni di euro resterebbero a carico della Comunità di valle 1,2 milioni di euro. L’intervento della Provincia è condizionato alla disponibilità dei 5 consorzi ad accettare le proposte dello studio e a dare vita ad un consorzio di secondo grado che dovrebbe, non solo reperire la quota di finanziamento esclusa dal contributo pubblico, ma farsi carico della realizzazione del progetto esecutivo e delle relative incombenze tecniche e burocratiche.

Già nel documento di sintesi del Patto territoriale della Val di Gresta ( primi anni 2000) si trova l’affermazione che “Un’ orticoltura moderna non può prescindere dall’irrigazione in aree assolate, specie se si propongono degli assortimenti colturali abbastanza numerosi, in funzione delle esigenze di mercato”. Pronunciamento perentorio che pochi anni dopo è stato contraddetto dalla mancata adesione ad un progetto di realizzazione di un grosso bacino di raccolta allocato ai piedi del monte Stivo, avendo già assicurato la copertura finanziaria della Provincia. Dopo la presentazione dello studio di massima gli amministratori dei 5 consorzi si sono riuniti più volte per  approfondire la questione. La valenza prospettica della proposta non è messi in dubbio. Si riconosce che i maggiori vantaggi ricadrebbero sulla parte alta della Valle che dispone solo di un impianto irriguo di 8 ettari di recente realizzazione.

I consorzi che sono già dotati di impianti più o meno recenti, ma ancora funzionanti, non sono disposti ad accollarsi ulteriori spese. I sindaci di Ronzo-Chienis e di Mori intendono promuovere assemblee informative ripartite sul territorio. La proposta di un accordo tra Manzano e Nomesino per ripartire l’acqua tra i due distretti entrambi vocati ad una orticoltura di elevato prego è riduttiva.  Più consona con una prospettiva di sviluppo integrato dell’economia della Valle ci sembra l’idea che i due bacini possano essere utilizzati anche per attività di turismo e ricreative.

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