Il difficile cammino della verità

La miniserie che affronta un dramma attuale con i toni del thriller

Laura è un’insegnante di lettere e ha appena chiuso ufficialmente una relazione che languiva da mesi. Andrea, chirurgo di successo e vedovo da anni, è il padre di uno dei suoi studenti. Spinti dalla reciproca simpatia e dalla sorella di Laura, collega di Andrea, i due escono per un appuntamento. La serata sembra andare bene, ma il mattino seguente si svela sotto una luce diversa. Mentre Andrea confessa ad un collega che spera di rivedere presto Laura, la donna lo accusa di violenza sessuale.

Comincia così Non mentire, miniserie in tre puntate proposta da Canale5 a partire da domenica 17 febbraio, che ha ripagato attesa e pubblicità con un interessante successo di ascolti. Remake di Liar – L’amore bugiardo, serie britannica-statunitense andata in onda l'anno scorso su Canale9, si avvale della regia di Gianluca Maria Tavarelli e dello sfondo di una Torino scenografica e misteriosa.

La trama si snoda intrecciando gli ingredienti fondamentali di un thriller. Una sceneggiatura intrigante che svela i segreti dei protagonisti ma anche dei personaggi secondari e che, nonostante qualche ingenuità, coinvolge lo spettatore martellandolo con una domanda che sembra cambiare continuamente risposta: chi dice la verità? Chi mente? Qual è il racconto reale degli avvenimenti di quella drammatica sera?

A sostenere l'intreccio le ottime interpretazioni del cast, a cominciare dai due protagonisti, Alessandro Preziosi, capace di dare profondità all'enigmatico personaggio di un carnefice insospettabile, e Greta Scarano, che combatte con tutta la forza della sua fragilità per avere giustizia. Accanto a loro diversi personaggi che via via acquistano un ruolo determinante nella storia, molti alle prese con le loro personali bugie.

Nel racconto di un dramma di scottante attualità, la serie evidenzia lucidamente la patologia che caratterizza tanti rapporti tra uomini e donne, frutto di una cultura ancora ben lontana da una reale parità, e la disarmante inadeguatezza di un sistema che contrappone la parola della vittima a quella del carnefice, alimentando autodifese che rischiano di capovolgere i ruoli.

Non mentire si ferma qui, e nel gioco dell'ambiguità alimenta un'imprevedibilità che ne sigla il successo, aprendo la strada ad una seconda serie per l'originale. Non sarebbe male se la partecipazione emotiva del pubblico diventasse anche riflessione per arrivare a incidere positivamente su una realtà fatta spesso anche di processi mediatici sommari che alimentano la solitudine delle vittime e continuano a generare violenza.

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