Via le mummie

VIA LE MUMMIE. Non è infrequente vedere negli orti familiari alcune piante (pesco, albicocco, ciliegio, susino, ecc.) dove sono ancora presenti, ad inverno inoltrato, frutti rinsecchiti. Prima questi erano stati sicuramente colpiti da parassiti, primi fra tutti i funghi del genere “Monilia”, favoriti dalla piovosità estiva (agiscono allorché i frutti stanno maturando); I frutti allora imbruniscono rapidamente e poi marciscono e seccano. I frutti danneggiati sono destinati a cadere o rimanere attaccati alla pianta e costituendo così le cosiddette “mummie”. Il perdurare di queste mummie sui rami è molto pericolosa in quanto le spore in essi contenute sopravvivono ai rigori invernali e danno luogo a focolai di malattia durante la stagione primaverile-estiva. In via preventiva vanno quindi tutti asportati. Sarebbe bene però trattare le piante con rame ad elevata dose a pianta ferma. Così operando le piante si sveglieranno vigorose.

LETAME IN PELLET. Un lettore di Levico Terme (Luigino C.) chiede se il letame in pellet o a scaglie è uguale, agronomicamente, al letame di stalla.

La risposta è che la dicitura “letame” per prodotti commerciali di letame in pellet o sotto altra forma di terricciato è una denominazione puramente commerciale corretta. Dal punto di vista fisico la cosa è errata.

Il letame in pellet viene ottenuto dalla disidratazione parziale o totale del letame. E’ in grado di portare nel suolo tutte le qualità nutritive del letame (elementi chimici), ma privo di tutte le altre qualità naturali dello stesso. Non va considerato pertanto un ammendante, cioè un ridotto in grado di avere più azioni quali: apporta elementi fertilizzanti ( azoto, fosforo, potassio, ecc.) migliora le caratteristiche fisiche del terreno ( struttura) ed è un inoculo molto positivo per i batteri. Va da se che il letame in pellet non sostituisce assolutamente quello naturale. E’ un letame, per cosi dire, “sintetico”.

LO SPATIFILLO. Lo Spatifillo è tra le più classiche piante da interno per la sua rusticità. E’ una Aracea (Sphatifillum wallisli), facilissimo da coltivare e generoso di verde e poco impegnativo. E’ molto apprezzato per la sua eleganza e il suo fiore che in effetti è una foglia modificata, essenziale e curiosa. Vuole una posizione luminosa e va annaffiato regolarmente, così come a cadenza regolare va nutrito.

Essendo una pianta di origini tropicali, nella bella stagione può stare all’esterno, (temperatura ottimale 20°C., minima 10°C.)

Pulire spesso le foglie dalla polvere e vaporizzare la chioma.

La pulizia delle foglie deve essere delicata usando un panno inumidito e morbido. Eliminare eventuali foglie secche, gialle o lesionate. Il fiore è di colore bianco neve, ma alcune varietà hanno fiore rosso o arancione.

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