Nuova Zelanda, strage di fedeli musulmani

Si riaccende il dibattito sulla propaganda razzista e d’odio e sulla diffusione delle armi da fuoco

Cinquanta vittime e 48 feriti è il bilancio dell’attacco a due moschee della città di Christchurch, in Nuova Zelanda, da parte del 28enne suprematista australiano Brenton Tarrant. “Uno dei giorni più bui” per il Paese, ha detto la premier neozelandese Ardern annunciando una stretta sulla legge per il possesso di armi. L’attacco terroristico è stato filmato e trasmesso in diretta per 17 lunghissimi minuti su Facebook dall’attentatore, che sui caricatori usati per le sue armi automatiche aveva scritto i nomi degli autori di alcune delle stragi di immigrati degli ultimi anni, e tra questi anche l’italiano Luca Traini, attualmente in carcere, che lo scorso anno aveva tentato una strage di migranti a Macerata, ferendo sei persone.

Vicinanza “ai nostri fratelli musulmani” è stata espressa da Papa Francesco, insieme a un appello a “contrastare l’odio e la violenza”, mentre il grande imam di Al-Azhar ha parlato di “pericoloso segnale dell’escalation di odio e islamofobia”. Molteplici gli inviti a fermare la propaganda di odio che incoraggia la violenza cieca e razzista espressi da autorità e da esponenti di forze politiche e della società civile. Per la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Noemi Di Segni, “parole d’odio ed estremismi possono trasformarsi ovunque in efferata violenza”. L’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) invita a “contrastare islamofobia e xenofobia” e a superarle “con dialogo, incontro, conoscenza reciproca”.

In un documentato articolo di analisi sul sito di informazione unimondo.org, Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere – Opal, si sofferma sugli elementi che accomunano la strage di Christchurch con diverse stragi in America e in Europa “generate da odio razziale o religioso di stampo suprematista” e in particolare su un elemento che “viene spesso dimenticato o considerato marginale”: le armi con cui sono state perpetrate queste stragi – compreso il fucile automatico AR-15 – erano tutte legalmente detenute. E ricorda, Beretta, che “la normativa italiana è quanto mai permissiva in materia di licenze e detenzione di armi”: “più permissiva della Nuova Zelanda e di molti Stati degli Stati Uniti”.

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