A caccia di voti

Salvini deve trovare qualcosa di nuovo rispetto a temi che ormai ha sfruttato a fondo (migranti, quota 100, legittima difesa)

Ormai ogni mezzo è buono per sperare in un incremento di voti alle prossime elezioni europee sempre più elevate al ruolo di pietra di paragone per testare lo stato della nuova politica italiana. Non è esattamente quello che serve ad una situazione che non è affatto brillante, anche se per il momento non sembra volgere decisamente verso una fase accentuatamente negativa: si veda lo spread che oscilla intorno a livelli a cui ci si è ormai abituati.

Allora avanti con la lotta di tutti contro tutti. Certo c’è chi lotta per risalire e chi si batte per mantenere le posizioni o per allargarle. In questa seconda categoria c’è Salvini che deve trovare qualcosa di nuovo rispetto a temi che ormai ha sfruttato a fondo (migranti, quota 100, legittima difesa). Il nuovo orizzonte è una riduzione delle tasse per il ceto medio. L’epiteto di flat tax è improprio, ma attira. In sostanza si tratterebbe di abbassare sensibilmente il carico fiscale di chi sta dentro un reddito complessivo (quello che somma tutti i redditi presenti in un nucleo familiare) al massimo di 50mila euro. Oltre non si può andare per questioni di bilancio ed ecco perché non si può parlare di flat tax in senso classico, ma non importa, perché quella è una platea ampia a sufficienza e in parte ancora da conquistare (contiene elettori tanto di Forza Italia che del PD).

Certo al momento il leader della Lega deve vedersela con alleati che hanno smesso di agevolarlo oltre che con avversari ringalluzziti dalla speranza di metterlo in difficoltà. Il recente episodio confuso del recupero in una zona marina ancora di competenza libica di un gruppo di migranti, recupero avvenuto ad opera di una ONG italiana sin qui ignota in questo campo, con a capo un esponente dei movimenti che si segnalarono nei disordini al G8 di Genova, avvenuta nell’immediata vigilia del voto parlamentare sul caso Diciotti, qualche interrogativo lo solleva. Quantomeno il sospetto che ci sia una operazione provocatoria è difficile da scacciare.

I Cinque Stelle in difficoltà non saranno certo dispiaciuti della faccenda. Peraltro essi hanno aperto una offensiva mediatica nel tentativo di scrollarsi di dosso l’immagine del partito che si oppone a tutte le operazioni di sviluppo e che ha una classe dirigente non proprio di prima grandezza. Così cercano di intestarsi un’operazione di impulso alla ripresa del lavoro nei cantieri bloccati, poi un’azione di duro contrasto ai reati contro le donne, per non dire della critica al ritorno delle tematiche ultra-tradizionaliste nel trattare i temi della famiglia. E’ un mix di iniziative confuse, poco approfondite. Non si sa bene come si sblocchino i cantieri, quanti saranno, se le norme per sburocratizzare gi appalti saranno in grado di evitare un ampliarsi dei fenomeni di corruzione che sono un veleno che scorre abbondante nelle vene del paese. Altrettanto si dica dell’iniziativa del ministro Bonafede per i reati contro le donne, che punta solo ad alzare le pene previste, come se non si sapesse che la deterrenza esiste quando le pene sono certe e colpiscono in fretta, non se sono pesantissime, ma di difficile applicazione. Altrettanto si dica per la polemica sullo show ultra-tradizionalista che andrà in scena a fine marzo a Verona, facile da censurare senza però che questo colpisca uno solo dei problemi che deve affrontare una società in cui lo sfarinamento delle reti familiari è una questione assai seria.

Il PD in questa contingenza è in ripresa, ma è assai sottoposto a sua volta all’illusione che tutto si possa risolvere rinnovando il repertorio dello spettacolo politico. Francamente la sceneggiata parlamentare dell’on. Franceschini per richiamare il presidente Conte a sciogliere su due piedi l’affare dei migranti raccolti dalla ONG battente bandiera italiana è stata un pezzo tipicamente da repertorio populista. Dubitiamo che su queste basi si possa costruire una vera riscossa, così come il ritorno alla strategia dell’ammucchiata “anti” non ci pare una gran trovata: funzionò male con l’antiberlusconismo, temiamo vada peggio ora. Anzi servirà a ringalluzzire i soliti cespuglietti politici che gli gravitano intorno, se non a promuovere la formazione di altri.

Non è di un ulteriore inasprimento delle concorrenze elettorali ciò di cui ha bisogno il nostro paese, ma di una tregua d’armi capace di farci concentrare sui temi critici di questo momento complicato.

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