Il biblista: “Alzate lo sguardo…”

Nel suo intervento il biblista Gregorio Vivaldelli ha invitato i giovani presenti, “guidati come Virgilio ha fatto con Dante” ad “assaporare questa passione per la ricerca, a lasciar emergere il vostro desiderio di qualcosa di più grande”.

Ogni cantica della Divina Commedia si conclude con la parola "stelle": Dante l'ha messa come una firma a indicare che più alziamo lo sguardo e cresciamo come costruttori di futuro, più diventiamo umani. Se vuoi crescere, hai bisogno di una guida: gli astronauti nella stazione spaziale hanno come punti di riferimento gli scienziati da Terra e ci hanno mostrato uno stile di vita fondato sullo studio, in cui la scelta di impegnarsi permette di realizzare i propri sogni, perciò ogni giorno bisogna "uscire" e guardare le stelle. Dante non sopportava chi non sceglie, chi non si sbilancia; invece, cercando di capire e esprimere i nostri talenti possiamo avere una vita migliore come gli dice Carlo Martello. Arrivato nell'ottavo cielo, Dante viene invitato da Beatrice a guardare la Terra: dallo spazio è un piccolo puntino ma in esso ci possono essere grandi persone come i ricercatori e gli astronauti e possiamo seguire il loro esempio. Se non diventiamo più umani, saremo feroci anche su Marte.

Vivaldelli notava infine che – osservando la volta celeste e le profondità siderali – ci sentiamo piccoli, insignificanti e allora nasce la domanda: "se guardo il cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?". Con gli occhi al cielo, capiamo che c'è una bontà più grande che si prende cura di noi.

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