La Libia non è un approdo sicuro

“I migranti e i rifugiati subiscono inimmaginabili orrori durante il loro transito e la loro permanenza in Libia. Dal momento in cui mettono piede sul suolo libico, essi sono esposti a uccisioni illegali, torture e altri maltrattamenti, detenzioni arbitrarie e privazioni illegali della libertà, stupri e altre forme di violenza sessuale e basate sul genere, schiavitù e lavoro forzato, estorsioni e sfruttamento sia da parte di soggetti dello Stato sia non statali”. Lo affermano le Nazioni Unite in un documentato e sconvolgente Rapporto di 61 pagine, del 20 dicembre 2018, sulla situazione dei diritti umani in Libia (“Desperate and Dangerous”). Il rapporto delle Nazioni Unite “sbugiarda il governo italiano che afferma che la Libia è un porto sicuro”, afferma Vincenzo Passerini, già presidente Coordinamento comunità di accoglienza del Trentino-Alto Adige (Cnca).

Per denunciare le violazioni dei diritti umani in Libia si sono ritrovati in tanti sabato scorso 30 marzo in piazza Cesare Battisti a Trento per la manifestazione “Il Trentino che resiste”. Un sabato pomeriggio dedicato non allo shopping, ma alla denuncia e alla proposta con musica, poesia, satira, parole, canti per parlare di accoglienza, cooperazione internazionale, inclusione, diritti civili.

Prendendo le mosse dalla vicenda del mercantile El Hiblu dirottato dai migranti che non volevano essere riportati in Libia, Passerini ha ricordato la vergogna dei lager libici “che dobbiamo tornare a denunciare”: “La propaganda del governo, che sta occupando le reti Rai, nasconde la realtà degli orrori che ci sono in Libia e che le Nazioni Unite denunciano per prime. Il governo parla di 'criminali' a proposito dei migranti dirottatori, ma criminale è riportare i migranti nei lager. Non possiamo tacere”.

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