Api in “albergo”

Nell'Oasi Valle dello Sporeggio nascerà il primo “Bee Hotel” in Trentino, uno dei dieci in Italia. Un rifugio per tante specie di impollinatori, base didattica per far conoscere a tutti l'importanza di questi insetti per la vita sul nostro pianeta

Non esigono cuscini ad effetto memoria, né la colazione in camera o il fisioterapista, tanto meno il parcheggio custodito, dato gli ospiti si accontentano di migrare da una corolla all’altra e di contare su un luogo protetto dove deporre le uova. Sta per nascere a Spormaggiore un hotel tutto loro dove giovare di condizioni ottimali per l’impollinazione, oltre a portare a compimento il ciclo riproduttivo tra la primavera e l’autunno inoltrato.

Quello in cantiere internamente all’Oasi Valle dello Sporeggio – laterale della Val di Non, zona di assoluta rilevanza faunistica – è uno di dieci “Bee Hotel” in nove regioni italiane cui strizza l’occhio Wwf Italia spalleggiata da Conad, leader nazionale nel canale dei supermercati. Le minuscole suite esagonali avranno vista diretta su alcune fasce nettarifere che si pregiano di un’infinità di varietà floreali contrassegnate da apposita tabellonistica a favore dei visitatori (del genere umano) circa le finalità del progetto Bee Safe.

Quali? Anzitutto quella di porre in atto buone pratiche per la transizione ecologica dell’agricoltura nazionale avvalendosi anche di mezzi e risorse assicurati dalla Politica agricola comune dell’Unione europea. Il primo hotel in Italia, ha aperto i battenti agli impollinatori – grossomodo 900 specie, ovvero un terzo di tutte quelle insinuate nel vecchio continente – in un parco pubblico di Mantova quando Oltralpe non sono nuovi a strutture analoghe dalle quali gli apicoltori della Bassa Padana hanno evidentemente tratto ispirazione.

Non saranno però le api mellifere (1,3 milioni alveari in Italia) a usufruire dell’erigenda struttura ricettiva: quelle sono incredibilmente sociali e votate alla vita collettiva, non abbisognano di questa tipologia di alloggio. Il Bee Hotel si addice, invece, all’ospitalità delle api solitarie, che tra l’altro fanno un uso moderato del loro pungiglione e non sopravvivono in mancanza di stami e pistilli, chiamando a raccolta altri insetti utili come farfalle, mantidi e coccinelle.

Sembrerebbe spropositato pensare che la loro scomparsa dalla faccia della terra possa segnare l’inizio della fine della nostra vita, eppure nessun altro insetto è importante quanto l’ape per il processo di impollinazione. Ecco perché non sarebbe possibile fare a meno di paesaggi agricoli “bee friendly”, ossia amici delle api. Per farsi una seppur vaga idea, due terzi delle colture agricole planetarie e l’80% dei vegetali coltivati in Europa dipendono dalla loro eccellente laboriosità.

La conclamata nocività di una precisa gamma di insetticidi immessi sul mercato nei primi anni Novanta, ha indotto l’Ue a correre ai ripari mettendoli di recente al bando perché reputati responsabili di devastanti morie di api. In ballo c’è la nostra esistenza e quella delle generazioni future, ma serve una maggiore educazione sul tema, dato che la prima e grave malattia dell’ape è l’uomo con le sue condotte.

“La connessione tra natura e scuola è fondamentale per costruire un nuovo atteggiamento nei giovani”, spiega Benedetta Flammi di Wwf Italia. “Già migliaia di studenti in tantissime città si stanno mobilitando per l’ambiente e noi siamo con loro e con la loro voglia di contare per svegliare i governi che continuano a comportarsi come se i cambiamenti climatici non fossero un’emergenza”.

Il Trentino può vantarsi di aver sottoscritto a giugno 2018 la “Carta per la tutela delle api”, elaborata dalla comunità scientifica italiana per la salvaguardia dell’ape mellifera. Con tale documento, che getta le basi per future proposte e azioni tecniche sia nel campo della conservazione della biodiversità, per la prima volta studiosi, ambientalisti e apicoltori si sono espressi unitariamente.

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