21 giorni prima che tutto cambi

Silvia Vecchini e Sualzo

21 giorni alla fine del mondo

Il Castoro, 2019

205 p. – € 15,50

Età di lettura: da 11 anni

Non è un numero scelto a caso il numero 21 che ricorre nel graphic novel “21 giorni alla fine del mondo” (Il Castoro). 21 sono i giorni che mancano alla fine del mondo, come si legge sul cartello appeso alla bicicletta di un vecchio che gironzola in paese, 21 sono i giorni che Lisa ha per scoprire cosa è successo quattro anni prima quando il suo migliore amico è partito improvvisamente, 20 + 1 sono i principi del Karate Shodokan che fanno da sfondo alla vicenda. 21 è, comunque, un numero speciale: 21 grammi si dice che pesi l’anima, la somma 2+1 dà 3 il numero perfetto, 21 è il risultato di 3×7, numeri sacri per molte religioni. La storia costruita da Silvia Vecchini e Sualzo intorno a questo numero è una storia di emozioni, di amicizia, di dolore e di rinascita. Ale torna al paese sul lago dopo essere stato lontano quattro anni. Sembra deciso a continuare il gioco che stava facendo con Lisa quando se ne è andato improvvisamente: costruire una zattera. Ale, però, non è più quello di una volta e la zattera per lui ha un significato diverso e misterioso che Lisa non riesce a decifrare. Ale sembra triste, ma accetta lo stesso di continuare a lavorare all’imbarcazione. Il suo segreto, però, è grande: lei lo scoprirà lentamente grazie alle sue domande e alle risposte, sempre meno vaghe, che riceve dagli adulti che le stanno intorno. Partecipando al dolore di Ale, Lisa capisce la profondità della loro amicizia che va oltre il tempo e la distanza. Ale non rimane con lei, ma saranno per sempre amici.

Tra lezioni di judo, corse in bicicletta, spiagge deserte e una bambina curiosa da controllare, questa graphic novel entra nella vita dei due adolescenti e ne racconta alcuni dei lati più difficili. L’adolescenza è età di grandi slanci e di forti emozioni, alcuni piacevoli, altri più difficili da gestire. Raccontarli tutti a due voci, quella delle parole e quella delle figure, è una sfida che i due autori hanno affrontato e vinto alla grande, primo perché non hanno voluto per forza un lieto fine sdolcinato e hanno saputo rispettare drammi e gioie di questa complicata età, poi perché hanno messo al centro del loro lavoro la ricerca dell’identità di questi due ragazzi che la trovano vivendo anche le emozioni più difficili, infine perché hanno raccontato con perfetto equilibrio narrativo l’altalenante complessità dei loro sentimenti, li hanno fatti crescere e arrivare a capire che l’amicizia vera non si basa sull’apparenza, che insieme si può fare molto, che si deve imparare a convivere con le proprie paure, che i grandi possono stare anche dalla parte dei ragazzi e che il perdono è fondamentale per riuscire ad andare avanti in serenità. Grandi temi presentati senza paura, senza retorica, senza accondiscendenza.

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