Un bolzanino per Treviso

Nuovo vescovo è don Michele Tomasi, docente di dottrina cristiana anche a Trento. “Ottima scelta” ha detto Muser

Bolzano, 6 luglio – Custodito rigorosamente fino a poche ore prima, il nome del nuovo vescovo don Michele Tomasi è stato svelato alle ore 12 in Curia a Bolzano (in contemporanea con Treviso e Vaticano) come “un segreto di Pulcinella ormai”, come lui stesso ha detto scherzoamente. A sciogliere la commozione è stato il vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser che si è rivolto così all’amico prete, classe 1965, bolzanino e bilingue, da tempo suo braccio destro come vicario episcopale per il clero e rettore del seminario: “Caro don Michele, non ti lascio partire facilmente, sei un sacerdote convinto, un collaboratore competente e leale. Questa nomina per questa che è la tua Diocesi è una perdita. Ma ti lascio partire con serenità, gratitudine, gioia e speranza, perché sono convinto che Papa Francesco e i suoi collaboratori abbiamo fatto un’ottima scelta”. Gli ha raccomandato di non dimenticare le sue radici familiari, parrocchiali e diocesane, ha elogiato la sua “umanità, preparazione e competenza teologica” e si è detto sicuro che a Treviso sarà accolto a braccia aperte non come un funzionario, un capo scelto dal Papa, ma come un testimone del Vangelo”.

Sorridento alla battuta che “anche il beato altoatesino Enrico si era trasferito a Treviso crescendo nella santità”, mons. Michele Tomasi ha raccontato la telefonata a sorpresa dal Vaticano (“mai avrei immaginato che il mio nome sarebbe arrivato a sud di Borghetto”) e il dialogo con il nunzio a Roma. “Avevo un grande desiderio di rinunciare – ha confessato – anche se poi fai fatica a pensare come dire di no. Mi è allora venuto in mente quante volte ho dovuto fare la fatica di comunicare a un sacerdote il suo trasferimento e allora…Ho pensato poi anche al tema pastorale di quest’anno, ‘Dono chiamata missione’”. Ha poi aggiunto, con solare sincerità: “Faccio fatica ad andare via da qui, mi sento sudtirolese e altoatesino. Faccio parte di questa Diocesi e di questa terra. Insieme abbiamo investito tanto per portare avanti il dialogo e la convivenza tra i vari gruppi. Non desidero andare via, però la mia vocazione è da sempre quella di annunciare il Vangelo. E su questo ho impegnato la mia vita. Se ora vengo chiamato a portare la Buona Notizia a Treviso, allora sono pronto a farlo”.

Nel primo contatto con il vescovo uscente mons. Gardin, Tomasi ha anticipato i temi del suo messaggio ai fedeli di Treviso (vedi anche pag. 31) , riconoscendo i propri limiti, “che in pochi mesi saranno evidenti anche a Treviso”, ha aggiunto ancora sorridente.

Già cappellano e parroco, prima degli studi teologici e la docenza di dottrina sociale, Tomasi veniva da studi economico socialli alla Bocconi. Che cosa le hanno lasciato, quegli anni? “Erano anche gli anni della Scuola della Parola col Card Martini a Milano – ha risposto Tomasi – q queste espeirenze mi hanno fatto cogliere l’importanza delle diversità, la sfida del dialogo e la necessità di mettermi in ascolto. Dopo l’esperienza fatta anche nel Sinodo altoatesino porto un bagaglio di ricchezza e di umanità, che è la dote principale di questa terra e di questa Chiesa”. E a chi gli chiedeva se non vi sia in lui la tentazione della posizione di potere ha risposto: “Stando per 7 anni molto vicino ad un vescovo, ho capito che si tratta di un compito in verità molto impegnativo a cui cercco di rispondere in fedeltà alla mia vocazione”.

La consacrazione episcopale è prevista in settembre: “Non ho ancora scelto il mio motto, ci sto pensando – ha spiegato infine don Michele – ricordo bene, però, la frase che scelsi per la mia ordinazione sacerdotale: ‘Non siamo padroni della vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia’. Una frase che mi ha sempre accompagnato in tutti questi anni”.

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