Don Giacomo Facchini, la forza nella sofferenza

“Se il chicco di grano seminato in terra muore, porta molto frutto”. Don Giacomo Facchini, il cui funerale è stato presieduto dall’Arcivescovo emerito mons. Luigi Bressan lunedì 29 luglio a Moena, è stato il chicco di grano macerato dalla sofferenza che gli derivava dalla fragilità del suo corpo. Ha accettato con pazienza e coraggio tante inevitabili limitazioni.

E’ morto il giorno di sant’Anna, dopo la festa di san Giacomo, onomastico suo e quello di sua mamma. Per celebrare questa ricorrenza, nell’estate del 1957, era salito a Moena da Volano dove era cappellano, lieto di poter raccontare ai genitori le vicende del suo primo anno di servizio pastorale. La mamma stava preparando la cena, quando un infarto improvviso l’ha uccisa. Don Giacomo era arrivato a casa tutto contento, ma si è accorto subito che qualcosa non andava: salito in fretta, ha trovato la mamma sul letto di morte.

Possiamo credere che da quel lontano giorno, proprio nel giorno di sant’Anna, la mamma è venuta a prenderlo con sé. Lei sapeva che don Giacomo era affetto da una grave scogliosi alla spina dorsale, con dolori frequenti e subdoli, aggravatisi nel corso degli anni, per cui ha dovuto affrontare dolorosi e ripetuti interventi, col forte rischio di una paralisi. Fu costretto a rinunciare, ad appena 50 anni, al suo ruolo di stimato catechista presso la scuola media Bresadola di Trento e presso la scuola alberghiera di Povo.

A Trento era arrivato come cappellano in san Pietro; in seguito ha assunto l’incarico di rettore della chiesa di san Marco. Era premuroso con i malati, ricercato come confessore.

Trovandosi in difficoltà ha chiesto ospitalità alla casa del Clero, divenuta la sua abitazione definitiva dopo l’infortunio della rottura del femore, che lo ha fortemente condizionato.

La sofferenza, quindi, è stata la scomoda compagna della vita di don Giacomo, a causa della quale non era mai sicuro dì se stesso e non si sentiva in grado di assumere alcun impegno continuativo. Quello però che riusciva a fare, lo faceva bene: impegno, serietà, preghiere e sofferenza sono le perle con le quali don Giacomo ha addobbato il posto preparatogli da Gesù nel paradiso.

Il condiscepolo don Valentino Chiocchetti

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