“La fragilità si vince insieme”

“Quando si vive dentro una fragilità, c’è bisogno che qualcuno ti dia una mano che magari all’inizio ti dia un bello 'scossone' facendoti però sentire che ti vuole aiutare”

Sono diventati operativi i primi “Club di ecologia famigliare” ad Imer e a Canal San Bovo. Come fase preparatoria, è stato organizzato, ad Imer, un corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale al “ben-essere” nella comunità che ha avuto una buona partecipazione e che ha formato i cosiddetti “Servitori Insegnanti”. Successivamente si è tenuta una riunione tra alcuni di questi corsisti, più disponibili, e si è passati alla fase operativa con l’apertura dei primi due Club di Ecologia Famigliare, accanto ai CAT (Club Alcologici Territoriali), già presenti sul territorio.

La partecipazione al corso è stata molto positiva ed il numero dei partecipanti superiore alle aspettative. Segnale, questo, di quanto la sensibilità riguardo ai temi delle diverse fragilità, sia quelle più conosciute che quelle emergenti con lo sviluppo di nuovi stili di vita, stia sollecitando la società.

Ma che cosa sono questi “club di ecologia famigliare”? “Sono gruppi di famiglie, almeno due – spiega uno dei promotori – che scelgono liberamente di condividere ed affrontare sofferenze e difficoltà della vita, generalmente causate da attaccamenti vari, come l’alcol, il gioco d’azzardo, l’abuso o il semplice uso di sostanze più o meno legali, il rapporto scorretto col cibo…. Ma anche, e questa è la novità, le sofferenze, spesso profonde, dovute a perdite, come lutti e abbandoni, o alla solitudine, o alla depressione”.

Al Club ognuno è invitato a portare la propria esperienza e a condividere con gli altri le emozioni, le difficoltà, le debolezze, e i possibili rimedi alla propria fragilità. Club ecologico col significato di star bene con se stessi e con gli altri; famigliare, perché la famiglia è coinvolta nel disagio e nella sofferenza provocati dalle cause sopradette e quindi è bene che partecipi al cambiamento suggerito dal Club. Dove non c’è “Famiglia”, nel senso tradizionale del termine, provvederà a fare da “famiglia” un amico, un collega di lavoro, un vicino di casa. Questi gruppi fanno riferimento agli insegnamenti del professor Hudolin ed alla sua metodologia, che poggia su due pilastri principali: l’approccio ecologico-sociale ai problemi alcol correlati e la spiritualità antropologica.

Il club – sottolineano i promotori – si riunisce una volta alla settimana, il lunedì alle 20 all’ex municipio di Imer. Ci si siede in circolo e ciascuno ha la possibilità di parlare di sé, delle proprie difficoltà, dei propri sogni e progetti. La riunione dura circa un’ora e mezza. I fattori di forza del club sono il disagio e la sofferenza in genere.

“Gli stimoli che mi vengono da questo corso – racconta una partecipante – cerco di ascoltarmeli dentro, di metterli a confronto con il mio vissuto per capire se posso sentirmi abbastanza orgogliosa di me stessa… Io direi di sì. Certo non sono sempre tutte rose e fiori, ma so che per nessuno è così. Quello che mi appare chiaro è che quando si vive dentro una fragilità, di qualunque tipo essa sia, c’è bisogno che qualcuno ti dia una mano, qualcuno esterno dalla tua famiglia, qualcuno che magari all’inizio ti dia un bello 'scossone' facendoti però sentire che ti è vicino e che ti vuole aiutare. Poi piano piano senti che ce la puoi fare, cominci a risalire, a vedere le cose sotto un’altra luce. Ed infine riesci a riconoscere e ad accettare la tua fragilità, ma prendendola 'per le corna' da padrona, non lasciandoti sopraffare. Insomma, come diceva qualcuno, 'nessun uomo è un’isola'”.

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