“Amazzonizziamo la Chiesa”

La necessità di una “conversione ecologica”, chiesta anche dai giovani mobilitati per il clima

Uno dei più noti biblisti brasiliani e tra i più stimati teologi a livello internazionale, Marcelo Barros, monaco benedettino, ha aperto, lunedì 30 settembre, una serie di incontri in occasione del Sinodo dell’Amazzonia proposti dalla Diocesi di Trento in collaborazione con diverse altre realtà trentine impegnate nella solidarietà internazionale.

Proprio in questi giorni a Roma è stata inaugurata una Tenda dell’Amazzonia, un “luogo” simbolico – facendo riferimento all’abitazione degli indios – in cui i vescovi e i delegati al Sinodo possono confrontarsi e avere materiale prodotto dai gruppi locali di teologi ed attivisti sudamericani.

Marcelo Barros ha detto chiaramente come il Documento preparatorio al Sinodo sull’Amazzonia rappresenta la sintesi di un lavoro svolto in tante assemblee degli indigeni sul territorio. Rappresenta l’Amazzonia come una cosa viva, di qui l’appello ad “ascoltare la voce della terra”.

E’ significativo – ha osservato – come il testo stampato in Uruguay, sia stato per vario tempo bloccato e non è potuto “uscire” in Brasile perché Jair Bolsonaro proprio non voleva venisse letto e diffuso. Un ascolto non passivo, “un ascolto in dialogo”, è quanto chiedono i popoli originari. E va nel solco di quella Chiesa “in uscita” auspicata e voluta da papa Francesco (che non significa che esce per fare una passeggiata, ma che esce dai sacri palazzi per ascoltare la gente e condividerne la lotta e l’impegno).

Per il teologo e biblista sono due principalmente gli insegnamenti urgenti usciti dall’incontro di Puerto Maldonado da cui è nata l’iniziativa del Sinodo. “Il riconoscimento della saggezza dei popoli dell’Amazzonia che occorre ascoltare e da cui si deve imparare” e sorge l’obbligo per la Chiesa di cambiare atteggiamento, da docente a discente. E la consapevolezza che mai come oggi “queste genti sono minacciate di estinzione” e i bambini indios avvelenati dal mercurio sono un tragico e allarmante esempio.

Ecco perché si parla della necessità di una “conversione ecologica” e per Barros la mobilitazione dei giovani in tutto il mondo rappresenta una speranza da incoraggiare e non disperdere. Ed ha aggiunto: “Perché non amazzonizzare la Chiesa, dopo che la Chiesa per duemila anni è stata una Chiesa romana, può ben diventare anche una Chiesa amazzonica!”.

Si è insistito pure sulle azioni concrete, da far seguire alle teorie, e senza le quali nulla cambia. Dalla necessità di mangiare meno carne, al boicottaggio di prodotti troppo costosi in termini di impiego di risorse, alla tracciabilità delle somme di denaro nelle banche. Sostenere i nostri ragazzi che protestano, azioni per dare loro un futuro.

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