Solidali e integrati

Ribalta il punto di vista delle tradizionali analisi sugli immigrati la ricerca promossa da CSVnet, presentata a Trento

Sono molte le indagini che focalizzano l’attenzione sulle forme di intervento a favore delle persone immigrate, ma lo studio voluto da CSVnet, la rete dei centri di servizio per il volontariato, ribalta completamente la prospettiva, andando a guardare in profondità quale sia l’impegno in prima persona come volontari dei cittadini di origine straniera in Italia.

La ricerca è stata presentata a Trento lo scorso fine settimana in occasione della XIX conferenza nazionale di CSVnet, accompagnata dalle testimonianze di tre donne straniere impegnate da anni in associazioni di volontariato (tra loro, anche la mamma del calciatore ventenne della nazionale Moise Kean, di origine ivoriana e residente ad Asti).

L’indagine “Immigrati e volontariato in Italia”, realizzata dal centro studi Medì di Genova con la direzione scientifica del sociologo Maurizio Ambrosini, che l’ha illustrata a Trento, è uno studio unico nel suo genere su scala nazionale.

Grazie al supporto dei centri di servizio per il volontariato, tra il 2018 e i 2019 sono stati raccolti 658 questionari e più di 100 interviste approfondite in 163 città italiane coinvolgendo migranti provenienti da 80 diversi paesi.

Dai questionari emerge che il 52 per cento dei volontari immigrati è donna; il 42 per cento è giovane con un’età media tra 20 e 35 anni (il 31 per cento ha tra i 35 e i 50 anni). Vivono in Italia da circa 15 anni – il 4 per cento è nato nel nostro paese. Sono pienamente inseriti nella società: il 42 per cento possiede la cittadinanza italiana, 6 su 10 lavorano e 8 su 10 hanno un livello di istruzione medio alto; il 41 per cento possiede una laurea mentre i diplomati si attestano al 36 per cento.

Il 55 per cento dei volontari di origine straniera s’impegna in modo continuativo con una media di circa 6 anni di attivismo. A questa categoria appartengono soprattutto disoccupati, studenti e giovani che vivono nella famiglia di origine. I più saltuari rappresentano il 28 per cento del campione, con un’esperienza di volontariato di circa 3-4 anni. Si tratta soprattutto di casalinghe oppure persone che lavorano in modo occasionale o che hanno un impiego part-time. Per il restante 17 per cento aver trovato lavoro è la ragione per cui ha smesso fare volontariato, ma accetterebbe forme di volontariato “occasionale”.

L’impegno sociale dei cittadini immigrati si concentra soprattutto in quattro settori: attività culturali (176 risposte) come la promozione del patrimonio, organizzazione di mostre e visite guidate; progetti educativi con bambini e ragazzi (173 casi), ad esempio nel doposcuola o per il sostegno scolastico. Seguono, con 165 risposte, le iniziative ricreative e di socializzazione – feste, eventi, sagre – insieme ai servizi di assistenza sociale negli sportelli di accoglienza e ascolto, mensa sociale, distribuzione di vestiario o di pacchi alimentari.

Un tipo di attività, quest’ultima, che li vede molto coinvolti anche negli empori solidali, dove persone e famiglie in difficoltà economica possono fare la spesa gratuitamente.

La maggior parte (50 per cento) non aveva mai fatto volontariato nel proprio paese e in Italia ha fatto la sua prima esperienza. Quanto alle motivazioni che spingono al volontariato, la spinta più forte sembra essere “credere nella causa” per cui opera l’associazione (196 risposte) seguita dalla possibilità di “svolgere l’attività con gli amici” (192 preferenze) oltre alla possibilità di incontrare altre persone (164 preferenze).

Per il 29 per cento dei cittadini stranieri coinvolti nell’indagine il volontariato è un’esperienza positiva senza nessuna criticità. Tra gli aspetti che possono ostacolare l’impegno nella solidarietà c’è la scarsa conoscenza delle proposte di volontariato (17 per cento) e poca dimestichezza con la lingua italiana (14 per cento) mentre l’11 per cento dei casi segnala possibilità di discriminazione e razzismo insieme a una generale chiusura delle associazioni rispetto a chi è diverso.

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