Il passaggio stretto della legge di bilancio

I contrasti fra le componenti del governo fanno fatica a trovare una sintesi

Siamo sempre lì, più o meno inchiodati sulla legge di bilancio, la cui ossatura doveva essere già inviata a Bruxelles. I contrasti fra le componenti del governo fanno fatica a trovare una sintesi: ogni partito vuole poter sventolare una sua bandierina e i soldi a disposizione sono quello che sono. A complicare il quadro ci si mettono i pregiudizi ideologici sparsi a piene mani in questi anni. Così è per esempio per un po’ di interventi fatti per compiacere la moda ambientalista, come le tasse sugli imballaggi di plastica: non che il problema non esista, ma affrontarlo in questo modo porta poco gettito e complica la vita delle aziende. Altrettanto si dica per la fissazione di incentivare i pagamenti tracciabili con misure cervellotiche come le lotterie degli scontrini: vi immaginate i poveri consumatori che devono tenersi pacchi di scontrini, controllarli per vedere se hanno vinto consultando le fonti dove si pubblicano gli scontrini estratti? Ci sarà più incentivo a lasciar perdere che ad esigere il fatidico scontrino da pagare col bancomat. Altrettanto si dica per la norma che si dice allo studio per cui ci sarebbero 30 euro di multa per l’esercente che rifiuta di accettare il bancomat del cliente. Ma davvero si pensa che i clienti si trasformeranno in guardie di finanza?

Davvero si ha l’impressione che chi si inventa questa roba sia gente che ha una pratica molto ridotta della vita reale e della psicologia che la governa. Tanto per dare un altro esempio: la rivalutazione delle pensioni basse che porterebbe ad un loro incremento di 7 euro l’anno (!!). Del resto è più o meno così per tutto il dibattito surreale che si sta sviluppando con i vari personaggi che contemporaneamente spingono per qualche norma cervellotica che secondo loro farà miracoli e si oppongono a quelle che propongono gli altri. Un gioco reciproco di veti e contro veti che non promuove certo l’immagine del governo e che trasmette un’idea di confusione che proprio non giova in questo momento.

Il tema fondamentale che preoccupa la classe politica non è affatto la legge di bilancio, ma piuttosto il futuro degli equilibri politici che reggeranno il paese: arriveremmo a dire che sta diventando l’ossessione di tutti. Nel centrosinistra la questione è come trasformare l’attuale alleanza di governo coi Cinque Stelle in una formula stabile di governo. Zingaretti ci sta dedicando tutta la sua attenzione, l’ha posta anche al centro della direzione del PD, ma non si capisce come pensi di superare la difficoltà del rapporto con un movimento informe, a cui mancano le sedi per elaborare se non una ideologia, almeno una proposta politica che sia più organica del puzzle di un po’ di slogan conditi con un crescente appetito di potere.

Di Maio a Napoli ha espressamente detto che M5S si aspetta di essere la chiave di volta di qualsiasi futura maggioranza di governo, ma ha anche inteso che questo sarebbe avvenuto usando il loro potere determinante per piegare tutti alle loro prospettive. In quest’ottica, per ora niente alleanze organiche, ma solo intese civiche. Il messaggio era evidentemente diretto in prima istanza al PD, perché Salvini può avere la possibilità di governare da solo essendo alla testa di un centrodestra che sta conquistando passo dopo passo e che ancora raccoglie un grande consenso nel paese.

Qualcuno pensa che l’impresa per lui potrebbe non essere così semplice, ma si intravvedono alcune correzioni di rotta che potrebbero rivelasi importanti. Sembra che Salvini si convinca a lasciar perdere le rodomontate estremistiche e si converta ad un approccio più realistico e moderato. L’evoluzione non sarebbe nuova per un partito radical-populista e gli porterebbe notevoli possibilità di raggiungere il suo obiettivo, specie se potesse avere una legge elettorale di stampo maggioritario.

Questa sembra che potrebbe portargliela il PD a sentire la relazione di Zingaretti in direzione, anche lui convinto che con un sistema del genere i 5S sarebbero costretti all’alleanza organica col suo partito, perché in quelle condizioni potrebbero vincere (ma il calcolo si basa sul presupposto che M5S non si sfaldi per via, il che non è affatto garantito).

Tutti questi calcoli sono per tutti quelli classici senza l’oste, che in questo caso è il corpo elettorale. Se non si riesce a stabilizzare il paese in modo tale che si esca dalla attuale fase di stagnazione, quel che può succedere nelle prossime tornate elettorali, quale che sia il metodo di calcolo dei voti, è imprevedibile e può davvero succedere di tutto.

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