Siria, la pace del Sultano

Il presidente turco Erdogan dà il via all’attacco militare nel nord-est del Paese. Il nunzio in Siria, card. Zenari: “Si aggraverà l’instabilità”

L’avvio dell’operazione militare della Turchia contro le forze curde nel nord-est della Siria è stato annunciato su Twitter dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Le Forze armate turche insieme all’Esercito nazionale siriano (composto da 36 diversi gruppi di opposizione sotto l’ombrello dell’Esercito siriano libero, Fsa, ndr) hanno appena lanciato l’operazione ‘Primavera di pace’ contro i curdi del Pkk/Ypg e i terroristi dello Stato Islamico nel nord della Siria. La missione è evitare la creazione di un corridoio del terrore lungo il nostro confine meridionale e portare pace nell’area”.

Le forze curde del Pkk/Ypg, già da tempo allertate, hanno annunciato “una mobilitazione generale in tutto il nord-est” appellandosi al “dovere morale di resistenza della popolazione in questo momento storico e delicato”.

La Siria è determinata a fronteggiare “con tutti i mezzi legittimi” quella che ha definito l’”aggressione turca”. Una fonte del ministero degli Esteri di Damasco, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, ha sottolineato che la Siria “condanna nei termini più forti” le intenzioni di Ankara di lanciare un’offensiva contro le milizie curde, definendola “una flagrante violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.

Un invito alla riflessione è giunto da Vladimir Putin che dopo una telefonata al suo omologo Erdogan, ha esortato la Turchia a “non compromettere gli sforzi congiunti per risolvere la crisi siriana”. “Profonda preoccupazione” è stata espressa dal segretario generale della Lega Araba, Ahmed Abul Gheit: “L’incursione militare turca rischia di innescare ulteriori conflitti in Siria e di consentire al gruppo terroristico dell’Isis di rimettere insieme le sue forze nel Paese arabo colpito dal conflitto”.

Da Aleppo, a parlare al Sir è l’arcivescovo greco-melkita, mons. Jean-Clement Jeanbart. L’eco dell’operazione turca, la terza in territorio siriano dopo quelle del 2016 e 2018, è arrivata anche nella città martire siriana. Il presidente turco Erdogan l’ha chiamata ‘Primavera di pace’ e invece, sottolinea con amarezza il presule “è un’altra fonte di guerra di cui avremmo fatto volentieri a meno. È terribile”. L’idea turca di creare una zona cuscinetto lunga quanto tutto il confine siro-turco, circa 500 km, e profonda circa 40 km, preoccupa: “E’ una delle aree più ricche di risorse della Siria: acqua, petrolio, gas, campi fertili”. L’intenzione di Erdogan di “reinsediare circa 2 milioni di siriani, rifugiati in Turchia, in questa safe zone, rischia di provocare un terremoto demografico. I curdi saranno costretti a lasciare le loro terre e case creando i presupposti per tensioni interne continue. Credo che sia una cosa inumana”. Per l’arcivescovo Jeanbart il rischio adesso “è quello di un vero e proprio massacro con tanti morti innocenti. I curdi non cederanno e combatteranno fino allo stremo. Spero che si possa tornare a dialogare per trovare una soluzione pacifica, un compromesso che garantisca la sicurezza a tutte le parti in campo”. Preoccupazione profonda è espressa anche dal nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari: l’invasione turca, dice, “aggraverà l’instabilità. Il conflitto ci riserva sorprese sempre più amare”. L’Unicef, con Henrietta Fore, direttore generale, chiede a tutte le parti “di proteggere i bambini e le infrastrutture civili da cui dipendono, in accordo con i diritti umani e il diritto umanitario internazionali”.

Daniele Rocchi (Sir)

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