Che ne sarà di Villa Angerer?

Una cordata di imprenditori privati vorrebbe recuperare la struttura e farne una “clinica della longevità”. Perplessità nel mondo ambientalista, sabato manifestazione

Dagli incontri tecnici ai confronti politici, dai dibattiti su media e social agli incontri pubblici, dalle polemiche in consiglio comunale alle manifestazioni in strada. Questa l’escalation cui sta portando l’annunciato accordo tra Comune e Provincia (e privati) che darebbe il via al recupero di Villa Angerer, l’ex Sanaclero arcense abbandonato da decenni al suo destino.

Uno dei grandi volumi costruiti tra Ottocento e inizi Novecento quando Arco era il “Kurort” austriaco e qui venivano migliaia di persone per il clima e le terapie specialistiche. Sanatori e cliniche che una dopo l’altra sono rimaste inutilizzate (con qualche felice eccezione, come Eremo, San Pancrazio o Villa Regina) e che rappresentano un problema per ogni amministrazione comunale succedutasi negli ultimi decenni. Che farne? Dove trovare le risorse per recuperi strutturali importanti e le idee per farne qualcosa di utile e produttivo?

Calato nello specifico caso di Villa Angerer, il tema ha subito un’improvvisa accelerazione negli ultimi mesi per l’interesse manifestato da una cordata di imprenditori privati che vorrebbe recuperare la struttura e farne una “clinica della longevità” coinvolgendo un luminare in materia come il dottor Fontana, tra l’altro di origini trentine.

Iniziativa che ha raccolto inizialmente più consensi che preoccupazioni, finché non sono emersi alcuni dettagli dell’operazione. Le perplessità derivano principalmente da due elementi: le caratteristiche del progetto di recupero, che per dare un senso economico e gestionale al nuovo complesso dovranno comportare un significativo ampliamento, e l’esatta natura della destinazione (più struttura sanitaria o, come sembra, albergo di lusso con una vocazione al benessere?).

Di tutto questo si è parlato molto nelle ultime settimane e il movimento ambientalista, che ad Arco è sicuramente più radicato che altrove, anche per le infelici esperienze passate (si pensi all’ex Argentina), ha portato il tema all’attenzione dell’opinione pubblica in vari modi, ultimo l’incontro pubblico di venerdì scorso alla casa sociale di Vigne (non lontano dal compendio).

In una sala gremita e alla presenza di vari amministratori comunali e provinciali, gli ambientalisti hanno rinnovato le loro perplessità. Prima di tutto sulle cubature, denunciando l’impatto di 17 mila metri cubi che andrebbero almeno in parte a interessare il prezioso parco esistente. E poi sulla destinazione urbanistica, per ora limitata alla ricettività e non ad attività di tipo curativo. Dubbi che potrebbero pesare, nei prossimi mesi, sul voto del consiglio comunale.

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