La voce dei santi nella notte dei giovani

L'altoparlante al pellegrinaggio dei giovani ha fatto risuonare le parole dei papi Roncalli e Wojtyla

“Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… “ il tono emozionato della voce è quello inconfondibile di Papa Roncalli. Ma l'ormai celebre “discorso alla luna” dell'11 ottobre 1962, giorno di apertura del Concilio Vaticano II, viene diffuso dagli altoparlanti in questa calda notte di giugno, lungo la strada che dal Cirè di Pergine sale fino a Madrano. Accompagna gli oltre mille pellegrini che salgono in silenzio verso il santuario di Montagnaga – eccolo lassù – ritmando i passi con canti, invocazioni e brevi riflessioni offerte anche dalle voci dei due “ultimi” santi: Giovanni Paolo II, “papa della famiglia”, con i suoi richiami severi ad una scelta di vita alla sequela di Gesù nel giubileo dei giovani a Tor Vergata ed il papa del Concilio, Giovanni XXIII, con il suo invito a impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa. Brani intensi, che “legano” e raggiungono il primo come l'ultimo pellegrino, come se quelle voci dei “papi buoni” arrivassero singolarmente al cuore di ognuno.

Ma a guidare il sesto pellegrinaggio diocesano dei giovani è il messaggio di Papa Francesco che guarda alla prossima Giornata mondiale della Gioventù prevista in Polonia nel 2016: “Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3) è il versetto prescelto quest'anno e commentato dall'equipe della Pastorale giovanile, arricchita dal contributo di preti, religiosi e religiose, giovani appartenenti alle segreterie decanali ma anche a vari movimenti e associazioni. Non molte la pause di assoluto silenzio – per non lasciare spazio al chiacchiericcio che intaccherebbe il clima di raccoglimento della salita di quasi 7 ore – ma la riflessione personale è stimolata ad ogni chilometro. Tanto che al termine, arrivati nella Conca della comparsa, sono molti coloro che portano nel braciere davanti a Maria l'ultima pagina del libretto-guida sulla quale hanno scritto la loro intenzione intima: una promessa, una richiesta, un semplice grazie.

E molti sono anche quelli che si sono accostati al bordo della strada, alla riconciliazione mediata dai numerosi sacerdoti amici. Un'assoluzione, ma anche un incoraggiamento, un consiglio, mentre la strada si rizza sotto i piedi. Era stato l'arcivescovo Luigi Bressan a collocare il cammino dentro l'alveo della tradizione (“in questo periodo da piccolo partecipavo alle rogazioni, richiesta di benedizione al Signore”) ma soprattutto dentro il cammino di ognuno, che deve mirare all'incontro personale con Gesù, in grado di cambiare la vita.

E' il frutto insondabile di ogni pellegrinaggio. Il resto è contorno – seppur significativo – come il passaggio in pieno centro storico sotto i poster degli scoiattoli del Festival dell'economia e gli occhi un po' increduli dei turisti ai tavolini del bar. O l'approdo nella piana di Guarda, sopra la frazione del Buss, con la magia dell'alba che in pochi minuti trasforma la notte in giorno e ci fa sentire un vero cinguettìo, altro che twitter. In mezzo, la sosta alle Laste – dove i carmelitani ci incoraggiano – e quella “eucaristica” a Civezzano, con gli alpini pronti all'apprezzato ristoro. Perchè la salita è anche fatica – chiedetelo a quelli che portano le pesanti “colonne” degli altoparlanti – che alla fine si trasforma in riconoscenza: quella che don Tiziano Telch affida alla Madonna di Pinè, prima che i pullman ci riportino sonnolenti giù in valle.

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