APOT…eosi di promesse datate

Informare di quanto si fa per garantire la difesa delle piante senza compromettere la salute della gente. E’ l’unica novità del “Progetto trentino frutticolo sostenibile” di Apot. Gli altri impegni erano già contenuti in una delibera di giunta del 10 marzo 1986

Vi sono pregi e lacune nel “Progetto trentino frutticolo sostenibile” che Apot ha presentato il 24 marzo 2016. Alla presentazione sono intervenuti personaggi rappresentativi. Carlo Della Sega, direttore della Federazione trentina della cooperazione (“Passare dalla egologia alla ecologia”); Michele Dalla piccola, assessore all’agricoltura (“Non ci contrapponiamo al movimento ambientalista; accetteremo critiche e suggerimenti”); Ennio Magnani, presidente Apot (“Dobbiamo comunicare. Ben vengano le osservazioni. Perché qualche problema c’è senz’altro”); Roberto Della Casa, docente di marketing agricolo a Cesena (“Concertare con tutte le forze economiche. Colloquiare con tutti i portatori di interesse, anche esterni al sistema frutticolo che hanno una posizione critica”).

E’ toccato al direttore di Apot, Alessandro Dalpiaz, esporre per punti essenziali il “Progetto trentino frutticolo sostenibile”. “Esso prevede in sintesi un programma di informazione e comunicazione attraverso l’organizzazione di incontri e la divulgazione di notizie che diano il giusto risalto ai progetti, agli investimenti e alle attività messe in atto dagli operatori e dai professionisti della frutticoltura provinciale. Oggi rinnoviamo la disponibilità dei frutticoltori verso un confronto aperto e attento sui temi della salute e dell’ambiente. Il progetto è guidato da un comitato di coordinamento partecipato dai consorzi Melinda e La Trentina. L’organigramma comprende un audit interno esteso con la presenza di rappresentanti dei principali enti vicini al settore frutticolo e un audit esterno rivolto a tutti quei portatori di opinione come i comitati per la salute e le pubbliche amministrazioni”.

Ideatore e coordinatore del progetto è Roberto Della Casa che all’attività di docente e ricercatore unisce la cogestione di una società di consulenza (Agroter) e di un notiziario quotidiano on-line (Italia Fruit) che pubblica senza alcuna censura i comunicati stampa di Apot, mentre trascura le notizie controcorrente, ma fondate, che giungono dal Trentino.

Sarebbe fuori luogo e pregiudizievole ad un corretto resoconto dei fatti negare la legittimità dell’inatteso cambio di impostazione dei rapporti di Apot con la società civile (popolazione della Val di Non e del Trentino che non opera in agricoltura, ma ne condivide i benefici, pur subendone anche le conseguenze negative). Il riferimento è ai residui di antiparassitari che non si trovano solo nelle mele, ma anche nelle acque superficiali, nell’aria, nel terreno, nel sangue, nell’urina e forse anche nel cervello delle persone soprattutto di chi sta crescendo nella pancia della mamma o all’aria aperta, ma non sempre esente da molecole inquinanti.

I risultati ottenuti da Apot nei trent’anni di attività per rendere sempre più sostenibile la frutticoltura trentina e della Val di Non in particolare non si possono mettere in dubbio. Non possiamo però tacere sul fatto che per anni alle prese di posizione documentate del Comitato per il diritto alla difesa della salute Apot ha contrapposto una difesa talora illogica e forzata dell’impiego di pesticidi (fitofarmaci, agrofarmaci, fitosanitari, antiparassitari) non sempre privi di effetti negativi a medio e lungo termine sulla salute delle persone. Apot non si è mai battuta per ottenere dalle autorità sanitarie provinciali una seria indagine epidemiologica da realizzare secondo lo schema e i criteri proposti dai professori Ghezzo e Pacagnella e dai medici trentini Mario Del Dot e Alberto Betta. Vedi il resoconto del convegno intitolato “Antiparassitari agricoli e salute umana” che si svolse a Trento il 17 dicembre 1977.

Fatta salva l’inattesa e forse anche forzata svolta sulla attività di comunicazione, gli altri impegni tecnici del progetto Apot si trovano già elencati in una delibera della giunta provinciale di Trento datata 10 maggio 1986.

Non è quindi fuori luogo parlare di “Apot…eosi di promesse datate”.

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