COP22: il ruolo delle comunità indigene nella lotta contro il cambiamento climatico

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In questi primi giorni della COP22 a Marrakesh, rappresentanti di diverse comunità indigene del Sud America, dell’Africa e dell’Asia, hanno partecipato in diversi side event dedicati alle loro tradizioni, la loro cultura e le loro conoscenze.Alcuni di loro, vestiti in modo tipico, hanno trasmesso emozioni agli assistenti, ma soprattutto hanno trasmesso quell’amore immenso per la natura attraverso canzoni e storie di ogni bosco.

Tuttavia, lo scopo dei loro interventi era spingere per l’adozione urgente di politiche che includano e rispettino le pratiche indigene nel mitigare i cambiamenti climatici. È il caso di Grace Balawag, rappresentante di Tebtebba (Indigenous Peoples’ International Centre for Policy Research and Education), che ha enfatizzato il desiderio di implementare le loro esperienze come bandiera del loro impegno dentro il Fondo Globale Verde (GCF). “Il contributo dei popoli indigeni deve essere riconosciuto dal GCF nello sviluppo dei nostri processi di adattamento e mitigazione”, rivendica Balawag.

Stanley Kimaren, keniota e rappresentante di ILEPA (Indigenous Livelihoods Enhancement Partners), teme che, per quanto i diritti degli indigeni siano stati inseriti nell’Accordo di Parigi, questi non saranno pienamente rispettati, rappresentando un nuovo esempio del rifiuto delle Nazione Unite nel riconoscere il ruolo degli indigeni e l’importanza delle loro pratiche nel mitigare i cambiamenti climatici. Kimaren sostiene che “è per questo che il GCF deve assicurare l’acceso ai fondi. L’esclusione degli indigeni deve finire perché i nuovi sistemi hanno dimostrato la necessità della nostra inclusione negli accordi”.

La COP22 è un momento chiave per chiedere ai paesi firmatari un framework chiaro per quel che riguarda i diritti delle comunità indigene, avendo come punto di riferimento la creazione di accordi che proteggano e preservino le loro tradizioni. Joan Carling, rappresentante di AIPP (Asia Indigenous Peoples Pact) sostiene che i territori degli indigeni non devono essere considerati parte dell’adattamento ai cambiamenti climatici senza il permesso dei loro proprietari: gli indigeni stessi, che durante i secoli hanno protetto e difeso i boschi e le montagne, i fiumi e gli animali. Gli indigeni devono essere parte dello sviluppo, nel rispetto dei loro diritti, e di ciò che gli è sempre appartenuto.

Inoltre, AIDESEP, l’associazione etnica della jungla peruviana, è stata rappresentata da diversi leader indigeni. Dal Peru, i loro rappresentanti credono che partecipare in spazi internazionali come la COP22 sia l’opportunità perfetta per farsi sentire ed essere ascoltati come attori globali nella lotta contro il cambiamento climatico. Le comunità indigene sperano che la COP22 supporti i popoli indigeni nel ridurre la deforestazione dei boschi, aprendo spazi di dibattito su come proteggere le loro risorse.

La partecipazione indigena nell’adattamento e nella mitigazione potrebbe invertire le previsioni più pessimistiche riguardo al cambiamento climatico.

Lina Rodriguez

Italian Climate Network

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