Santo Albertini e l’eterno fascino dell’armonica

Santo Albertini con la sua inseparabile armonica

È lunga una vita la passione del maestro Santo Albertini per la sua armonica, “un innamoramento”, come lui stesso definisce il rapporto con lo strumento che suona dai tempi della scuola, “perché ti sceglie, e poi non ti lascia più”. Santo Albertini è stato scelto, e a sua volta ha scelto, con grande convinzione, se ancora oggi, all’età di 82 anni, continua a suonare e insegnare l’armonica con una dedizione tale da essersi adattato ai tempi che corrono, fatti di videolezioni e di corsi online.

La storia inizia tra i banchi dell’Istituto industriale di Trento. È giovanissimo quando assieme a due amici, Giuseppe Pamato, classe 1936, e Paolo Bertella, come lui del 1938, Albertini fonda il Trio Palbert, un’esperienza che, in due fasi, attraverserà tutta la sua vita, non solo da musicista. La prima è la fase dell’entusiasmo, che porta il Trio ad esibirsi persino in televisione, nei varietà targati Rai: “Tra la fine degli anni ‘50 e i ‘60 abbiamo suonato tantissimo, ottenendo riconoscimenti e premi a livello nazionale – ci racconta -. Ricordo il Gran Galà presentato da Mina, con Tognazzi e Vianello, Piccola Ribalta con Corrado, o Gran Premio, gara canora tra regioni presentata al Teatro Sociale da Anna Proclemer. Tutte avventure indimenticabili, soprattutto perché le abbiamo vissute legati da una forte amicizia”.

Il mitico trio “Palbert”

La fase più consapevole arriva più di 30 anni dopo, perché anche se a un certo punto l’armonica finisce nel cassetto e la vita porta ad intraprendere altre strade, la passione aspetta solo un’occasione per tornare a riaccendersi. “Dopo i primi anni nel Trio è subentrato Claudio Marchesan, per sostituire Paolo, trasferitosi per motivi di lavoro, ma con il 1964, per varie motivazioni, abbiamo sospeso l’attività”, prosegue il racconto di Albertini, che con un salto temporale ci porta nel 1996: “Siccome quando suonavo non avevo ancora conosciuto mia moglie Silvana, per la festa dei suoi 70 anni, ho deciso di farle una sorpresa e ho cercato i vecchi amici”.

Trentatré anni dopo la precedente, l’esibizione del Trio Palbert nel Salone delle Feste delle Terme di Roncegno, dove Albertini in quel periodo lavorava, si rivela un grande successo: “Un concerto strepitoso davanti a tanti amici, doveva essere una reunion momentanea ed invece è andata avanti altri 10 anni”, spiega l’armonicista, aprendo i cassetti della memoria: “In questo secondo periodo, più maturo, abbiamo anche inciso alcuni dischi: se quando si è giovani si esagera e si vuole strafare, è stato lì che abbiamo portato la nostra musica ad un livello superiore, mettendoci più anima e sentimento”.

La seconda vita del Trio Palbert arriva fino al 2006: “Un anno catastrofico. A novembre è morta mia moglie, e tempo dopo due componenti del Trio hanno avuto problemi di salute e in pochi mesi sono deceduti. A quel punto è finito un po’ tutto”. Per ogni fine c’è un nuovo inizio, ed è nello stesso periodo che Albertini viene contattato da Renzo Stenghel, Fondatore del Gruppo Folk di Caldonazzo, che gli offre il ruolo di presidente della nuova sezione dell’associazione dedicata all’armonica a bocca. “Dopo qualche tempo abbiamo iniziato con i corsi di strumento, finché nel 2011 abbiamo fondato l’associazione degli Amici dell’armonica a bocca, che ancora oggi prosegue l’attività di formazione. La pandemia ci ha costretti al virtuale, ma anche online è possibile fare più di quello che pensavo”.

I corsi, dedicati all’armonica cromatica e all’armonica diatonica, sono sempre molto partecipati, “anche se è difficile coinvolgere i giovani – spiega ancora Albertini -, in tanti si avvicinano all’armonica, ricordando i tempi in cui in ogni famiglia c’era qualcuno in grado di suonarla, e ogni volta che la tirava fuori di tasca si creava subito il clima caratteristico di questo piccolo strumento, capace di favorire come pochi altri la socialità e l’amicizia”.

Si spiega così l’eterno fascino dell’armonica, strumento popolare abbordabile da tutti, dato che in maniera amatoriale si può suonare anche “a orecchio”, senza una grande cultura musicale alle spalle, conferma Albertini, che dopo il Trio non ha smesso di esibirsi, spaziando dalla musica classica fino alle musiche di Ennio Morricone, accompagnato dall’arpista Silvia Cagol o dal piano di Edoardo Bruni con cui in 24 anni ha accumulato oltre 200 concerti in Italia e all’estero.

Se il virus ha bloccato l’attività concertistica, è sempre la stessa passione che permette ad Albertini di guardare avanti, sperando di riuscire nell’impresa di garantire, con il ricambio generazionale, il futuro dell’associazione: “La strada da seguire è la solita: sperando di tornare a proporre incontri e concerti di livello internazionale, sulla falsa riga dei Festival dell’Armonica a bocca organizzati nel 2014 e nel 2018, intanto si continua a curare i corsi, per divulgare lo strumento, e avanti come ho fatto sempre”.

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