Cronaca di un fallimento scolastico (annunciato)

Nella prefazione, Marco Rossi-Doria – maestro di strada napoletano, già sottosegretario all’istruzione nel governo Monti e assessore nella giunta capitolina del sindaco Marino – annota: “Andrea qui sta scrivendo a sé stesso e alla comunità di cui si sente parte. E sta rivelando tutta la fatica comune che sentiamo e la sensazione ricorrente di solitudine e di incapacità, anche personale, di tanti di noi, a elaborare i nostri lutti insieme a quelli dei ragazzi, a guardarsi mentre guardiamo loro, perché per potere offrire cura e accompagnamento dobbiamo curare noi stessi”.

Andrea è Andrea Bortolotti, 49 anni, già autore, un paio di anni fa, di “Clap!”, sull’esperienza formativa della Classe aperta. Laurea in lettere moderne, docente di italiano e storia tra Tione, Cles e Levico dagli anni Novanta, l’autore, è, da dodici, collaboratore del dirigente dell’istituto di formazione professionale “Sandro Pertini” di Trento, nella sede di viale Verona, dove vengono formati nuovi acconciatori-estetisti. Bortolotti ha scritto, pubblicato dalle “Edizioni del faro”, “Lettere a Nick. Cronaca di un fallimento scolastico (annunciato)” che sarà presentato venerdì 10 novembre a Ravina (alle 20.30 nella sala delle associazioni, in via Filari Longhi) e il 22 novembre a Trento, allo Studio d’Arte Andromedadi via Malpaga (alle ore 17). “Nick ha sedici anni, frequenta la prima superiore – è l’incipit del libro – e sta per abbandonare la scuola. Nick è un ragazzo diverso, come molti. Nato fra gli ultimi, si adatta al suo triste destino di omologazione, fatto di vizi, vissuti difficili e facili distrazioni. Abbandonato da tutti, dalla società, da amici, compagni e dalla vita stessa. Per la prima volta nella sua esistenza, però, ha l’opportunità di redimersi, di fare la scelta giusta, di vivere davvero. Dovrà riuscire a tendere la sua mano verso quella del suo maestro. La scelta è solo sua”. Sette lettere che il prof mette sotto il banco di Nick, un pretesto, un artificio narrativo. “Era un’occasione – riflette l’autore – per raccontare quello che vorrei dire ai ragazzi, raccontare loro la verità usando il filtro della scrittura, quella verità che a volte non si ha il tempo di comunicare. Far sapere loro che da una condizione di subalternità sociale, economica, culturale in cui molti si trovano, tantopiù alle professionali, si può uscire a patto che si decida di cambiare vita per conoscere sé stessi e il mondo”.

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