Ma il problema della protezione dei parchi naturali riguada tutto il Paese

Momentanea vittoria per la società civile di Bosnia Erzegovina. Gli attivisti sono riusciti a imporre un dietrofront al consiglio cittadino di Bihać, che a metà luglio aveva dato il via libera alla costruzione di due centrali idroelettriche sul fiume Una. Ne dà conto in un suo approfondimento l’Osservatorio Balcani e Caucaso (www.balcanicaucaso.org).

L’articolo di Rodolfo Toè da Sarajevo ricostruisce la storia delle progettati centrali sul fiume Una, che “per il momento non si faranno”. “Così ha deciso il consiglio cittadino della città di Bihać, che lo scorso 23 luglio ha fatto velocemente un passo indietro, annullando la delibera presa soltanto una settimana prima, con la quale si autorizzava la costruzione di due centrali idroelettriche nelle località di Martin Brod e Dobrenica (nella Bosnia occidentale, giusto al confine con la Croazia)”, scrive Toè.

Il progetto esisteva da anni, “da quando cioè le autorità delle due entità di Republika Srpska e della Federazione avevano deciso di dare inizio a una vera “corsa all’oro” blu”, come aveva scritto l’Osservatorio Balcani e Caucaso, senza molti scrupoli per l'ambiente. Eppure la zona in questione “fa parte del parco nazionale Una ed è particolarmente ricca in termini di biodiversità”, che hanno attratto un certo flusso di visitatori e di turisti.

Il problema della protezione dei parchi naturali di Bosnia Erzegovina da progetti come quello delle due minicentrali di Martin Brod e Dobrenica, denuncia l’articolo dell’Osservatorio, riguarda tutto il Paese: “Il caso del parco naturale dell'Una è, in effetti, simile in modo preoccupante a quanto accaduto al Parco nazionale di Sutjeska”. In quest'ultimo caso è intervenuto il ministero per l'Ambiente della Republika Srpska che “ha deciso di bloccare i lavori nell'attesa di un ‘piano speciale’ che verrà approvato per la salvaguardia del parco nazionale”.