La polveriera di Marco

Desta allarme sociale la denuncia di un’aggressione a sfondo sessuale. E si accende il dibattito politico. Il sindaco di Rovereto, Miorandi “Il Centro profughi va chiuso”. Frena il presidente Rossi

Ha destato un vivo allarme sociale e provocato l’accendersi di un vivace dibattito politico la denuncia di una aggressione a sfondo sessuale subita da una giovane donna a Marco di Rovereto, nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 luglio, a poche centinaia di metri dal Centro della Protezione civile (un’ex polveriera) che accoglie una settantina di migranti, fuggiti dai loro Paesi e sbarcati in Italia. La vittima ha raccontato agli inquirenti di essere stata aggredita in via Ruina Dantesca da un uomo di colore, robusto, che parlava una lingua sconosciuta. Il fascicolo aperto dal pm Valerio Giorgio Davico della Procura della Repubblica di Rovereto riporta le accuse di violenza sessuale e lesioni a carico per il momento di ignoti. Martedì 29 luglio la Procura ha autorizzato l’invio dei campioni di Dna dei migranti ospiti del campo di accoglienza al Ris dei carabinieri di Parma. I test erano stati fatti il 26 luglio, all’indomani dell’aggressione.

Mentre proseguono a ritmo serrato le indagini da parte delle forze dell'ordine per risalire all'autore della violenza sessuale, non si placa lo scontro politico. A Rovereto martedì si è tenuto un consiglio comunale straordinario molto acceso, sollecitato dal sindaco Andrea Miorandi (Pd) e dalle minoranze. E’ stata ribadita con una mozione presentata dalle opposizioni la richiesta alla Provincia autonoma di Trento di una chiusura immediata del campo, giudicato “inadeguato” per ospitare immigrati, e il suo ripristino all’originaria destinazione a servizio della Protezione civile. “Quel centro va chiuso. Quello che è successo sabato non c’entra nulla. Ma non si può tollerare che ci siano persone lasciate in balia di se stesse, a vagare per le vie della città“, ha detto Miorandi ai microfoni di radio Trentino inBlu. “A Marco c’è una rabbia controllata, non sfociata in alcun isterismo”.

Frena il presidente della Giunta provinciale, Ugo Rossi: “Ci sono tempi tecnici da rispettare”, ha osservato a Trentino inBlu, sottolineando che “prima della chiusura dobbiamo trovare soluzioni alternative” e invitando alla calma e a non lasciarsi prendere dall’emotività. Rossi evidenzia come sia necessario che “il Governo e il Parlamento si attivino al fine dell’adozione misure che, nel rispetto della dignità e dei diritti delle persone, possano consentire l’esercizio di un maggiore controllo su situazioni delicate come quella dei campi profughi, a tutela dei diritti dei cittadini”.

La giunta provinciale lunedì 28 luglio ha affrontato la questione, stabilendo che dai primi di ottobre il Centro di Marco sarà utilizzato solo come centro di prima accoglienza: le persone vi saranno ospitate per non più di 7 giorni al massimo. Dopodiché, i richiedenti asilo verranno distribuiti in altre strutture sul territorio, come quella già operativa a Castelfondo. Attualmente ospita 55 persone e rappresenta un modello di accoglienza che finora sembra funzionare egregiamente. Altre strutture saranno individuate dalla giunta provinciale nelle prossime settimane. Tali strutture si doteranno di regole di permanenza omogenee, nel rispetto dello status delle persone ospitate. “La permanenza – puntualizza un comunicato stampa della Provincia – è determinata dall’iter della domanda di protezione avanzata dalla persona e trasmessa dalla Questura competente ad una Commissione statale che per il Trentino (e il resto del Nord Est) ha sede a Gorizia”.

Illustrando le decisioni prese, la giunta ha precisato che si tratta della conferma di un “percorso già individuato precedentemente all’episodio di violenza” avvenuto nei pressi del Centro della Protezione civile di Marco, percorso nel quale continuerà ad avere un ruolo importante, come in passato, il privato-sociale. “Il privato-sociale continuerà a svolgere un ruolo importante soprattutto nella gestione, come già avviene oggi”, conferma Rossi, aggiungendo di non escludere che possa esserci qualche collaborazione “anche in termini di struttura”.

Per sabato 2 agosto è stata preannunciata una manifestazione sul luogo dell’aggressione, come espressione di solidarietà alla vittima della violenza.

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